Devono rispondere dinanzi ai giudici del Tribunale di Potenza di falso ideologico ed abuso d’ufficio otto tra medici ed ex dirigenti dell’ospedale “San Carlo”, il più grande della Basilicata.
Alla sbarra, tra gli altri, Sergio Schettini, direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale potentino, abile tessitore di relazioni anche extra-moenia – dice di vantare una amicizia personale con l’ex ministro della Salute Roberto Speranza – da anni sotto la lente per una serie di vicende che lo riguardano da vicino, confluite in una inchiesta provocata dalle denunce di Giulio Strangiu, medico neonatologo che ha sistematicamente segnalato alla magistratura potentina quanto sarebbe accaduto negli ambienti dei reparti ospedalieri del “San Carlo” tra nomine fatte al bar, colloqui riservati, festini privati ripresi da video che una volta diffusi hanno messo nei guai chi si vantava di «potere qualunque cosa».
Come quello pubblicato nel gennaio di cinque anni fa dalla testata giornalistica online Basilicata 24 che sulla vicenda conduce da tempo una inchiesta che ha dato non poco filo da torcere a chi più dei meriti e dei titoli vorrebbe che a prevalere fossero le vicinanze e le parentele. Accade così che la nomina a primario di Neonatologia del nosocomio potentino sia appannaggio di Simona Pesce, medico e compagna di Schettini, sotto processo assieme a un’altra dottoressa, Camilla Gizzi, per tre anni in servizio a Potenza e oggi a Roma, dove ricopre un altro incarico. Secondo la Procura di Potenza, c’era un accordo tra i vertici del reparto del “San Carlo” e alcun dei protagonisti della vicenda per far sì che il primariato andasse alla Pesce, pur non avendo i titoli giusti per l’incarico di vertice.
Una nomina che passò, agli inizi del 2015, dalla nomina della dottoressa Pesce come vicaria della Gizzi a danno di Strangiu che sulla carta avrebbe dovuto ricoprire l’incarico. Inutile il ricorso al giudice del lavoro da parte del medico: il Tribunale, infatti, dà ragione a Strangiu ma la direzione del San Carlo non ne vuole sentire parlare e dopo aver annullato la nomina della Pesce, con la stessa delibera, la riconferma in quel ruolo.
Il tutto in barba a concorsi, punteggi e curriculum che in questo caso, secondo la Procura potentina, sarebbero stati superati da altri criteri. Una indebita ingerenza effettuata sui vertici e sui dirigenti dell’azienda ospedaliera regionale che secondo i giudici potrebbero configurare reati e per questo nel dicembre 2022 rinviarono a giudizio Schettini, la sua compagna e altri medici e dirigenti.