«Nell’ottobre 2013 venne chiesto alla Banca popolare di Bari da Bankitalia di acquisire Tercas, prospettando una operazione da fare in tempi rapidi, facendoci abbandonare l’idea di integrare la Banca popolare di Puglia e Basilicata». Lo ha dichiarato Luigi Jacobini, ex direttore finanziario dell’istituto di credito barese, citato come testimone dell’accusa nel processo che vede imputati il padre Marco e il fratello Gianluca, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale della banca, accusati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all’attività di vigilanza di Bankitalia e Consob.
Luigi Jacobini era inizialmente indagato ma la sua posizione è stata archiviata circa un anno fa. È stato comunque sentito come testimone assistito, accompagnato cioè da un difensore.
Prima che la sua testimonianza venisse sospesa in attesa del deposito da parte della Procura di ulteriori verbali (l’esame proseguirà il 17 novembre), il teste ha avuto modo di ricostruire brevemente il percorso che portò all’acquisizione di Tercas.
«Ci si trovava ad avere acquistato una banca che dal punto di vista del rischio di credito aveva coperto le perdite prima con l’azzeramento del patrimonio e poi con il contributo di circa 280mila euro da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – ha spiegato Jacobini – ma che necessitava di un aumento di capitale in funzione del percorso di crescita». Questo avrebbe contribuito, è l’ipotesi accusatoria, a compromettere i bilanci dell’istituto di credito. A quel punto la Popolare di Bari «non avendo più la forza, abbandonò l’idea di procedere anche al percorso di integrazione con Banca Popolare di Puglia e Basilicata, che era stato avviato – ha detto il testimone – con l’obiettivo di consolidare la presenza sul territorio».