Picchiata fino alla morte: pena severa per padre, figlio ed ex compagna

«Amò, Daniela ha dato mazzate a Sonia. L’ha sbattuta a terra e le sbatteva la testa sull’asfalto. I calci nelle costole. E tuo padre? Alzava la posta, diceva più forte e cose così». Questi, e altri, i messaggi scambiati tra Christian Vacca e la fidanzata sul pestaggio a morte di cui insieme al padre, Giovanni Vacca e la ex compagna di questo, Daniela Santoro, si è reso carnefice nella notte del 21 dicembre 2020 ammazzando Sonia Nacci di Ceglie Messapica.
Sono state depositate il 21 dicembre 2022 le motivazioni della sentenza emessa il 5 ottobre dalla Corte d’Assise presieduta da Genantonio Chiarelli sull’omicidio aggravato in concorso della 44enne: 24 anni a Giovanni Vacca e 24 alla ex compagna Daniela Santoro, difesa dal legale Danilo Cito, quattordici anni al figlio Christian Vacca (cui sono state riconosciute delle attenuanti) difeso insieme al padre dagli avvocati Giuseppe e Cosimo Deleonardis. La sentenza ha condannato i tre anche al pagamento delle spese processuali e di quelle di mantenimento in carcere. Inoltre, interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e condannati al risarcimento dei danni per le parti civili e al pagamento di una provvisionale, da subito esecutiva, di centomila euro per G. N. (figlio di Sonia Nacci, minorenne all’epoca dei fatti) e ventimila euro per G. N. (padre di Sonia Nacci).
«Giovanni Vacca, bloccandola alle spalle, con manovre di afferramento a livello degli arti, dopo che Santoro l’aveva già aggredita, colpendola più volte con le mani (cosi cagionandole varie escoriazioni al volto ed ecchimosi ed ematomi sul torace e sull’addome); Christian Vacca, attingendola con estrema violenza, menando il colpo dal basso verso l’alto, con un martello da carpentiere così facendola cadere sulle ginocchia e, poi, sbattere con la testa a terra; Daniela Santoro, colpendola con più calci, almeno uno dei quali violentissimo, mentre era già a terra, che contribuivano a procurarle un’ampia area ecchimotica sul fianco sinistro e determinato la rottura della milza.»
Questo è riportato nelle motivazioni del giudice insieme all’alibi che avrebbe tentato di costruire Christian Vacca e smontato dai carabinieri del Nor della compagnia di San Vito dei Normanni grazie all’analisi delle chat whatsapp e dell’indirizzo IP.
«Infine, ulteriore riscontro che risulta indispensabile è rappresentato dalla ‘familiarità’ di Giovanni Vacca con l’impiego dei martelli: è stato proprio costui ad ammettere di essere soprannominato ‘martello’, di avere una collezione di martelli e di averlo anche tatuato sul braccio.»
La sentenza del 5 ottobre ha messo fine al doloroso calvario sopportato, soprattutto, dal figlio di Sonia Nacci e che ha dovuto chiamare il 118 perché la madre non si è sentita bene. Dopo il pestaggio, la donna è stata accompagnata all’ospedale di Francavilla Fontana e poi nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto dove è deceduta per ‘shock traumatico a larga componente emorragica’ il 22 dicembre 2020.

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