Più di 150 chili di oloturie, i cosiddetti “cetrioli di mare”, sono stati sequestrati dai militari della Capitaneria di porto di Taranto durante un servizio di controllo nel Mar Piccolo avviato a seguito di una segnalazione che indicava movimenti sospetti di subacquei nei pressi di viale del Tramonto.
Gli esemplari, ancora in vita, sono stati poi reimmessi nel loro habitat naturale.
Pattugliando il basso fondale oggetto della segnalazione, i militari sono riusciti a scorgere due grosse ceste contenenti le oluturie che sarebbero state recuperate dai pescatori di frodo con il favore dell’oscurità.
Nei paesi orientali, dove vengono esportati clandestinamente, i “cetrioli di mare” rappresentano un alimento “di lusso” nella cucina tradizionale, con utilizzi anche nel settore farmaceutico e cosmetico.
Le oloturie seccate sul mercato asiatico, infatti, alimentano un ingente giro d’affari, in quanto vendute tra i 10 ed i 600 dollari al chilo, con punte di 3mila dollari al chilo, a seconda delle specie.
I “cetrioli di mare”, specie protetta dal 2018, svolgono una funzione di biorimediatori naturali, capaci di assimilare e abbattere i batteri, compresi quelli potenzialmente patogeni, e di fornire ai tratti di mare rivieraschi un naturale servizio di depurazione degli inquinanti microbici.