Giustizia lumaca, che grazia pregiudicati con il guanto della prescrizione.
È accaduto ancora, a Bari, dove il trascinarsi di un processo di appello ha lasciato in libertà un ragazzo, all’epoca minorenne, che ebbe un ruolo nel triplice omicidio del quartiere San Paolo. Ma andiamo per ordine. Il 19 maggio del 2013 un commando armato fino ai denti uccise a colpi di kalashnikov tre persone: Vitantonio fiore (figlio del boss Giuseppe), Antonio Romito e Claudio Fanelli.
Era la risposta all’omicidio di Giacomo Caracciolese, inseguito e ucciso a colpi di pistola il 5 aprile 2013 per mano di Vitantonio Fiore. Un botta e risposta sanguinoso, sulla quale poi gli inquirenti hanno fatto piena luce, arrestando i responsabili. Tra quelli che progettarono e portarono a termine la strade del San Paolo, dunque, c’era l’allora 17enne Nicola Fumai .
Il giovane svolse un ruolo rilevante, gestendo la logistica del gruppo di fuoco, sia tenendo i contatti tra i vari soggetti sia preoccupandosi di recuperare, dopo la realizzazione dell’agguato, con l’utilizzo di un’auto “pulita” i killer che si erano disfatti di quella usata e data alle fiamme. Era maggio 2013 e da 4 mesi era uscita la sentenza di primo grado, al tribunale per i minorenni di Bari, che condannava Fumai per spaccio, nell’ambito di un’altra inchiesta su un gruppo che trafficava droga, attivo dal dicembre 2005 al giugno 2006 e che aveva base logistica e operativa nel quartiere San Pasquale di Bari, sotto l’egida del clan Caracciolese.
Ma si trattava di una condanna di primo grado e perché Fumai fosse “bloccato” in carcere o ai domiciliari, perché non fosse libero di partecipare ad altri delitti, occorreva che diventasse definitiva, superando gli altri due gradi di giudizio: la Corte d’appello prima e la Cassazione dopo.
Ed è in Corte d’appello di Bari che il fascicolo si perde, per poi rispuntare 10 anni dopo, con una dichiarare di “non doversi procedere per prescrizione” a carico del Fumai, ora 34 enne, in accoglimento della richiesta in tal senso del suo difensore, l’avvocato Massimo Roberto Chiusolo.
La sentenza, in compenso, gli è stata comunicata nel carcere dove sta scontando la pena di 20 anni di reclusione per il concorso nella strage del San Paolo.
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Di Paolo Ruscitto24 Novembre 2024