Ottantenne sposato a sua insaputa e spogliato dei beni: a processo un avvocato e la badante dell’anziano

A processo un avvocato tarantino e una badante, accusati di aver raggirato un anziano ottantenne affetto da deficit cognitivo, facendolo sposare a sua insaputa e spogliandolo di tutto: pensione, conto in banca, casa e auto. È stato il giudice Pompeo Carriere a mandare a processo il professionista, un avvocato di 64 anni e una donna tarantina di 11 anni più giovane.

Il dibattimento inizierà il 7 ottobre. I due imputati sono difesi dagli avvocati Eligio Curci e Giovanni Fiorino. Nel giudizio si sono costituiti parti civili l’amministratore di sostegno dell’anziano, con l’avvocatessa Michela Soldo e la nipote che ha denunciato i fatti, assistita dall’avvocatessa Adelaide Uva. Ieri, prima del verdetto, i difensori hanno chiesto al giudice di astenersi, perché avrebbe già espresso un parere personale sul caso respingendo la richiesta di una perizia psichiatrica. La richiesta è stata respinta.

Accusa e difesa hanno presentato consulente psichiatriche diametralmente opposte. Secondo quella della procura, è evidente che l’anziano è stato circuito. Secondo la difesa della donna, invece, l’anziano era consapevole del matrimonio contratto e le donazioni effettuate frutto della sua sincera volontà. Il difensore del legale finito a processo, ha spiegato che il suo assistito conosceva la donna ma ha interrotto ogni rapporto ed è estraneo alle iniziative contestate.

Le parti civili hanno fortemente contestato un dvd prodotto dalla difesa dell’imputata, contenente un video in cui l’anziano è ripreso mentre parla di sé e della badante come di marito e moglie. Secondo le avvocatesse di parte civile, l’anziano era stato istruito ai fini difensivi quando ormai le indagini erano già chiuse. Dalle indagini del pubblico ministero Francesco Ciardo, sono emersi prelievi molto frequenti dai conti l’anziano.

Il legale è accusato di aver prelevato circa 80mila euro, mentre la donna circa 90mila (da un conto cointestato a lei). L’anziano, inoltre, le ha ceduto la nuda proprietà di casa con un contratto di “cessione mercè vitalizio”, ha intestato al figlio della donna la sua auto e ha chiuso 9 certificati di deposito e buoni fruttiferi. I due imputati a ottobre 2021 sono finiti agli arresti domiciliari dopo la denuncia presentata alla squadra mobile da una nipote dell’uomo. Successivamente sono stati sottoposti al divieto di avvicinarsi alla vittima. Nel 2020 la nipote dell’anziano, all’epoca già 82enne, scoprì che lo zio si era sposato con la sua badante. Negli ultimi tempi, scrisse in denuncia la nipote, le era stato impedito di contattare lo zio e frequentarlo. Dagli accertamenti bancari della guardia di finanza, è poi emerso che già a dicembre 2019 l’anziano aveva trasferito la proprietà dell’appartamento in cui viveva alla badante.

Dalle carte dell’inchiesta, è emerso che bonifici e prelievi, effettuati grazie a carte di debito, avvenivano mensilmente, di solito il giorno dopo dell’arrivo della pensione, che era quasi integralmente prosciugata. In alcune occasioni, tra il 2019 e il 2020, dal conto dell’anziano cointestato alla moglie, sono state prelevate somme di 3500 e anche 5mila euro alla volta. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice per le indagini preliminari Benedetto Ruberto, alla luce delle indagini della polizia, giunse alla conclusione che tra la badante e il legale c’era una relazione e un patto finalizzato a circuire l’anziano e spogliarlo di ogni suo bene.

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