Orta Nova, il figlio del boss ucciso nella sua auto: si costituisce il killer

Ancora un omicidio in Capitanata, ancora un violento regolamento di conti che suscita preoccupazione e timore per la sicurezza pubblica.

Alle due della notte tra venerdì e sabato, il 20enne Andrea Gaeta è stato ucciso a colpi di pistola mentre era in auto, alla periferia della sua città, in via Saragat. Ancora da chiarire i particolari delle modalità: la Bmw sulla quale viaggiava è stata affiancata dai killer che hanno sparato almeno 5 colpi di pistola, forse una calibro 9. Due hanno colpito il giovane, al fianco e al torace, uccidendolo quasi all’istante. Subito dopo l’omicidio i sospetti si sono concentrati su un 26enne, Mirko Tammaro, con precedenti penali per furto, che ieri sera si è costituito ed è stato interrogato nella caserma dei carabinieri. È accusato di omicidio volontario, di detenzione e porto illegale di arma comune da sparo. La pistola, gettata nelle campagne subito dopo l’omicidio, è stata ritrovata e sequestrata dai carabinieri.

Da una prima ricostruzione dei fatti i due, venerdì sera, avrebbero avuto un litigio perché uno dei due avrebbe insultato e guardato in maniera insistente la fidanzata dell’altro. La questione sembrava chiusa lì ma dopo qualche ora l’assassino ha raggiunto la vittima alla periferia di Orta Nova e uccidendola. Pare inoltre che la vittima non fosse sola al momento dell’agguato ma in compagnia di amici. Il padre della vittima, Francesco, è indicato dagli inquirenti come il boss del clan che controlla Orta Nova e che vanta alleanze con le “famiglie che contano” a Foggia.

Ad esaminare il profilo sociale del giovane Andrea, si ritrovano molti stereotipi che ormai condizionano le vite di tanti ragazzi. Foto e video con abiti griffati e sullo sfondo di auto o moto potenti; in sottofondo, il ritmo ossessivo di canzoni trap e rap in napoletano che inneggiano alla criminalità, alle “supercar” e alla droga, che spingono all’uso delle armi, a sfidare le forze dell’ordine, alla ricerca spasmodica dei soldi e della “bella vita”, che esaltano il valore della vendetta e insultano chi denuncia i criminali.

Qua e là, una foto di Al Pacino in “Scarface”, o di Wagner Moura, che interpreta il noto trafficante di droga Pablo Escobar nella serie Tv “Narcos” di Netflix. «Sono cresciuto prima del tempo -si legge in una foto pubblicata sul suo profilo Instagram- ho fatto scelte che facevano paura prima a me stesso, ma ho sempre avuto il coraggio di affrontare le conseguenze. Quello che dovevo perdere nella mia vita l’ho perso e forse è proprio per questo che non mi accontento più e cammino dritto per la mia strada lasciandomi alle spalle tutto ciò che non mi appartiene. Nessuno sa il dolore che mi porto dentro e molti forse non meritano di sapere».

E il coordinamento provinciale di Libera denuncia «una terra martoriata da tanta violenza e dalla presenza delle mafie e della criminalità ha bisogno di attenzione e cura».

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