In una proprietà agricola di San Vito dei Normanni, le guardie zoofile di Stop Animal Crimes Italia avrebbero rinvenuto una scena da incubo: 70 cani rinchiusi in condizioni igieniche precarie, nutriti inadeguatamente e tenuti in strutture fatiscenti.
L’indagine, nata da una segnalazione anonima, avrebbe portato alla luce un quadro allarmante. Gli animali sarebbero stati costretti a vivere tra i propri escrementi, senza adeguate cucce e in box pericolanti. Nel terreno retrostante, gli investigatori avrebbero rinvenuto una fossa comune: numerosi scheletri di cani, alcuni bruciati, testimoniavano anni di maltrattamenti e abbandoni.
Il proprietario del terreno, già segnalato nel 2018 per analoghi episodi, sarebbe stato denunciato per maltrattamento di animali e smaltimento illecito di rifiuti. Nonostante i precedenti interventi delle autorità, la situazione era degenerata.
Un fenomeno diffuso
Secondo Stop Animal Crimes Italia, casi come questo sono purtroppo frequenti sul territorio nazionale. Molti privati cittadini, spesso in buona fede, raccolgono animali randagi senza le necessarie autorizzazioni, creando strutture abusive e inadeguate. «Il problema del randagismo non può essere risolto con soluzioni fai da te – dichiara un portavoce dell’associazione -. È necessario un intervento coordinato delle istituzioni e un maggiore controllo del territorio».
L’associazione punta il dito contro l’inerzia di Comuni e ASL, che spesso chiudono un occhio di fronte a queste situazioni. «Sindaci e Asl hanno il dovere di contrastare il randagismo e garantire il benessere degli animali – sottolinea il portavoce -. È necessario un cambio di rotta, con più controlli e maggiori risorse dedicate alla tutela degli animali».
Stop Animal Crimes Italia invita i cittadini a segnalare eventuali casi di maltrattamento o abbandono di animali.