BARI – C’è anche il comandante della Polizia Municipale di Sammichele di Bari, Domenico D’Arcangelo, 53 anni, tra i nove arresti della polizia per un duplice agguato mafioso avvenuto il 24 settembre 2018 nel quartiere Carbonara, a Bari. Nel blitz della Squadra Mobile della Questura, coordinata dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Fabio Buquicchio, e dal procuratore aggiunto Francesco Giannella, sono finiti in manette presunti capi e affiliati al clan Parisi-Palermiti, egemone da decenni nel quartiere Japigia e con infiltrazioni in provincia. Sono accusati, a vario titolo, dell’omicidio, aggravato dal metodo mafioso, del 24enne Michele Walter Rafaschieri e del tentato omicidio del fratello Alessandro, 34 anni, rimasto paralizzato. I due giovani furono investiti da una raffica di proiettili mentre si trovavano a bordo di una moto. I fratelli Rafaschieri sono i figli del presunto boss del quartiere Madonnella, Vincenzo Rafaschieri, ucciso durante un agguato avvenuto 27 anni fa nel capoluogo.
Nell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Bari, il comandante dei vigili urbani di Sammichele non sarebbe coinvolto direttamente nei fatti di sangue ma avrebbe favorito l’attività di alcuni pregiudicati del clan Parisi-Palermiti. Secondo l’accusa, avrebbe costretto una vigilessa a redigere una falsa multa che uno degli arrestati e presunto esecutore materiale del grave episodio, Giovanni Palermiti, figlio del boss Eugenio detto “U gnor”, avrebbe usato come alibi per allontanare da se un eventuale coinvolgimento nell’omicidio di tre anni fa. Una contravvenzione per guida contromano che il 45enne avrebbe anche pagato, proprio per confermare la sua presenza a Sammichele nel giorno e nell’ora del duplice agguato. Il comandante della Polizia Municipale di Sammichele è accusato di corruzione e falso con l’aggravante di aver favorito una associazione mafiosa.
Dagli accertamenti degli agenti della Squadra Mobile, per complessive oltre 200mila intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, D’Arcangelo avrebbe ricevuto in cambio un telefono iPhone di 800 euro di valore e una somma di denaro non meglio quantificata. La vigilessa che avrebbe redatto la multa, è indagata anche lei per falso e, su pressioni del suo comandante, sarebbe stata costretta a dichiarare agli inquirenti di non ricordare l’episodio che vedrebbe protagonista il figlio del boss, Giovanni Palermiti. Grande impulso alle indagini sarebbe arrivato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Milella, che si sarebbe auto accusato di essere il terzo componente del commando che il 28 settembre 2018 fece fuoco contro i fratelli Rafaschieri.
Gli altri 7 arrestati: Filippo Mineccia, 37 anni, altro presunto esecutore materiale dell’agguato, il Michele Ruggieri, 35 anni, e Riccardo Campanale, 27 anni, che avrebbero fornito le armi, Domenico Lavermicocca, 31 anni, accusato di aver successivamente le tracce e Gianfranco Catalano, 36 anni, che avrebbe avuto il ruolo di vedetta. Altri due pregiudicati, i 45enni Giovanni Mastrorilli e Francesco Triggiani, rispondono di reati di armi.