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Omicidio Lopez, altri fatti di sangue in discoteca: «È contrapposizione fra clan»

“Sono emersi altri fatti di sangue, commessi in epoca recente in altre discoteche del territorio”. È il gip del tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, nella sua ordinanza di custodia cautelare per Michele Lavopa, ad accendere una nuova, inquietante luce, su quello che si muove dietro l’omicidio di Antonella Lopez, la 19enne uccisa per errore…

“Sono emersi altri fatti di sangue, commessi in epoca recente in altre discoteche del territorio”. È il gip del tribunale di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, nella sua ordinanza di custodia cautelare per Michele Lavopa, ad accendere una nuova, inquietante luce, su quello che si muove dietro l’omicidio di Antonella Lopez, la 19enne uccisa per errore nella discoteca Bahia di Molfetta il 22 settembre scorso.

L’aggravante mafiosa

Nelle 37 pagine che compongono l’ordinanza, il giudice ricostruisce l’intera vicenda e sostanzia le ipotesi di reato che, secondo lui e il pm della Dda, Federico Perrone Capano, sono da contestare al 21enne che ha sparato, tra la gente, con l’intento di uccidere il 20enne Eugenio Palermiti e ha invece colpito Antonella. Il gip ritiene che Michele Lavopa debba rispondere di omicidio volontario, tentato omicidio (nei confronti di Palermiti e di altri tre amici rimasti feriti), con l’aggravante mafiosa, di porto e detenzione abusiva dell’arma. E si sofferma, nello spiegare il perché dell’aggravante, su un contesto che fa da sfondo alla vicenda.

Il contesto

Il gip ricostruisce il contesto nel quale vive Lavopa, la relazione sentimentale di sua madre con un uomo che si fa chiamare “Tupac”, come il rapper americano morto nel 1996, “appartenente al clan criminale operante nel quartiere San Paolo in cui vive Lavopa, denominato ‘Strisciuglio’. Lo stesso Lavopa condivide con il compagno della madre il soprannome – premette – Sono emersi, inoltre, altri fatti di sangue, commessi in epoca recente in altre discoteche presenti sul territorio”. In sostanza, sottolinea il gip, non si sarebbe trattato di una legittima difesa (da lui stessa invocata, quando ha detto che Palermiti ha mimato il gesto di estrarre un’arma), ma ben altro.

Il precedente recente

E viene fuori che due settimane prima, il 9 settembre scorso, Eugenio Palermiti, in sella a un TMax (un potente scooterone) aveva raggiunto il grande distributore di benzina che si trova in viale Europa al san Paolo ed avvicinandosi ai tavolini esterni, dove erano seduti numerosi ragazzi, e avrebbe scarrellato l’arma, senza però riuscire a sparare. Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal dirigente Filippo Portoghese, lo avevano poi interrogato e lui aveva risposto che la pistola era caricata a salve. Per questo episodio la Dda ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine, iscrivendolo nel registro degli indagati.

La versione di Lavopa

Interrogato dopo aver confessato l’omicidio di Antonella, Michele Lavopa avrebbe confermato di aver assunto droga (hashish e cocaina) e alcol, e ha dato spiegazioni diverse sul perché si fosse portato una pistola calibro 7,65 in discoteca, comprata su Telegram e pagata 1.400 euro. «L’ho portata altre volte in discoteca e l’ho portata, come in questo caso, addosso, perché le discoteche sono diventate luoghi pericolosi. Preciso che non ci sono mai perquisizioni – aveva aggiunto durante l’udienza di convalida – se non presso le discoteche più grandi e solo nelle serate più partecipate». E aveva poi spiegato che un mese prima «c’erano state altre occasioni di tensione con Palermiti e il suo gruppo», al punto tale che era costretto a non farsi vedere in giro a Bari e a rimanere nei luoghi di solito frequentati da Palermiti solo per poco tempo. L’episodio al distributore di benzina? Lo avrebbe saputo solo in seguito.

Il clima

Sulla base di tutto questo, il gip evidenzia: “È emerso un clima di contrapposizione tra gruppi criminali, con ogni evidenza, in vista del controllo del territorio”. E, mettendo insieme “il contesto nel quale vive, l’episodio del 9 settembre, le modalità dell’agguato commesso in un luogo aperto al pubblico in orario di apertura al pubblico, con armi da fuoco, mediante l’esplosione di numerosi colpi nonostante la presenza di numerose persone, sono indubbiamente evocative della forza d’intimidazione che promana da soggetti appartenenti ad associazioni mafiose”. Delitto commesso “con modalità platealmente violente e cruente”.

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