Omicidio a Torre a Mare, arrestata la donna che era in auto Capriati: raccolse la sua pistola. Il racconto dei testimoni

È stata arrestata la donna che era in auto con il 39enne Lello Capriati la sera di pasquetta, il primo aprile scorso, quando l’esponente di spicco dell’omonimo clan mafioso attivo a Bari è rimasto vittima di un agguato a Torre a Mare. Si tratta di Angela De Cosmo, 35 anni.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Bari, è stata eseguita dagli agenti della squadra mobile del capoluogo pugliese.

La donna è accusata di detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico, commesso con l’aggravante mafiosa.

Stando a quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe raccolto la pistola caduta a Capriati dopo la morte e se ne sarebbe appropriata mentre il personale sanitario tentava di rianimarlo.

La donna avrebbe raccolto l’arma e, dopo che il corpo di Capriati è stato caricato sull’ambulanza si è allontanata dal luogo del delitto a bordo della sua auto. A incastrare la donna sono stati i racconti di alcuni testimoni oculari.

Il racconto dei testimoni

«Quando è arrivata l’ambulanza e ha preso il corpo dell’uomo, gli è caduta una pistola. La signora velocissimamente l’ha presa, si è messa in macchina ed è andata via come se niente fosse successo». Ha raccontato una ragazza di 16 anni che la sera del primo aprile scorso, intorno alle 21:30, stava aspettando l’autobus insieme a un’amica a pochi metri di distanza dal punto in cui fu ucciso Raffaele Capriati.

Alle due giovani si rivolse, chiedendo aiuto, la donna che era in macchina con Capriati al momento dell’omicidio.

Ascoltate dagli inquirenti, le due sedicenni hanno raccontato di come, quella sera, furono avvicinate dalla Fiat 500 guidata da De Cosmo subito dopo l’omicidio. Fu la 35enne a chiedere loro di chiamare i soccorsi e fu sempre lei a raccogliere la pistola («aveva il manico marrone», racconta una delle ragazze) di Capriati, caduta sull’asfalto mentre i soccorritori del 118 spostavano il corpo della vittima su una barella. Ascoltata dagli inquirenti, però, De Cosmo disse di non sapere se Capriati fosse armato o meno.

“L’acquisizione da parte di De Cosmo della disponibilità della pistola”, scrive il gip, “si appalesa funzionale ad avvantaggiare il clan Capriati”, di cui Raffaele (nipote del capoclan Antonio, condannato all’ergastolo) era elemento di spicco, “assicurando al clan mafioso in questione il consolidamento del possesso dell’arma“.

L’indagata, scrive ancora il gip, “ha mostrato di intrattenere rapporti, significativi di una vicinanza o comunque di una contiguità con tale contesto criminale“, con “parenti stretti” della vittima.

L’indagata è tuttora nella disponibilità di un’arma comune da sparo“, si legge nell’ordinanza e “potrebbe utilizzare l’arma posseduta per porre in essere ritorsioni, vendicando l’agguato letale subito dal compagno, anche avvalendosi dell’apporto di terze persone”. Per questo ne è stata disposta la detenzione in carcere.

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