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«Non riesci a pagare la spesa? Ti aiuto io» Le anziane nella rete dell’amica usuraia

Le aspettano alla bancarella del mercato o nel negozio sotto casa. Sono amichevoli e disponibili, pronte ad allungare quella banconota che manca per acquistare il bene di prima necessità. Vittime frequenti di una nuova e più subdola forma di usura a Bari, sono le donne anziane, con pochi spiccioli nel borsellino, sempre in difficoltà per…
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Le aspettano alla bancarella del mercato o nel negozio sotto casa. Sono amichevoli e disponibili, pronte ad allungare quella banconota che manca per acquistare il bene di prima necessità. Vittime frequenti di una nuova e più subdola forma di usura a Bari, sono le donne anziane, con pochi spiccioli nel borsellino, sempre in difficoltà per fare la spesa quotidiana o per pagare le bollette.

Lo hanno accertato gli investigatori della Squadra mobile di Bari, che partendo da un caso specifico, hanno scoperto la pervicacia, in tutti i quartieri, del fenomeno. Le modalità di abbordaggio della vittima di turno sono sempre le stesse, variano i luoghi in cui avviene. Molto spesso si tratta di pensionate in difficoltà economica, con reddito di cittadinanza, a volte ludopatiche, ma in ogni caso l’aggancio avviene sulla base di un rapporto di amicizia preesistente.
Cosa che rende ancora più complicato, per gli inquirenti, delimitarne ruoli e reati, ma soprattutto ottenere le denunce delle vittime. Il fenomeno dell’usura, come testimoniano gli atti giudiziari, è endemico negli strati sociali baresi, diventando negli anni parte di una (apparentemente) innocua tradizione.
Ma di recente ha sviluppato modalità più subdole, incardinandosi sulla forma del mutuo aiuto tra conoscenti, sfruttando i rapporti confidenziali e la rete di contatti sociale creata ad arte. Prima, dunque, instaurano amicizie, poi offrono sostegno economico.
Avviene alla bancarella del pesce, alla panchina del parco, ma anche nelle sale bingo, dove l’usuraia di turno mette sul banco l’importo che manca per continuare a giocare. Con la frase «ti aiuto io» inizia un rapporto che, è stato accertato, può durare anche anni. E non è molto diverso dall’esca che usa il pusher per procacciarsi nuovi clienti: si comincia con una “dose regalata” per poi vincolare la vittima in un rapporto che conta molto sulla soggezione psicologica.
Almeno una decina le vittime finora individuate dalla polizia, ma non tutte pronte a parlare, proprio in virtù di quella dipendenza che il finto rapporto di amicizia ha creato. Anche le cifre che vengono prestate non sono molto alte, motivo per il quale la percentuale elevata del tasso di interesse non salta all’occhio: se, ad esempio, si prestano 500 euro, il fatto che se ne chiedano 1.500 non sconvolge, proprio perché è una somma che in un modo o nell’altro si può racimolare.
E questo fa passare in secondo piano il fatto che il tasso sia del 300 per cento. Anche il “mercato delle penali” ha regole tutte sue, molto diverse dal “cravattaro” cattivo, che fa pestare i debitori in stato di insolvenza. Nel nuovo giro di usura, chi non può pagare subito lo farà il mese successivo, senza penali, senza maggiorazione dell’importo, ma in tal modo instaurando un rapporto inesauribile che tiene legate le vittime anche per anni. Le indagini hanno infatti accertato che in alcuni casi, il rapporto malato tra usuraia e usurata durava anche da cinque anni. Ad aggravare lo stato di dipendenza psicologica c’è anche il fatto che nessuno confessa la ludopatia e preferisce, invece, pagare “un’amica”.

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