«Oggi parlo io, facciamo chiarezza». Comincia così il post pubblicato su Facebook dalla sorella di Christian Di Gioia, il 27enne morto la notte tra mercoledì e giovedì scorsi in un incidente stradale nel quartiere Japigia a Bari.
«Sono veramente stanca di leggere tante cavolate di cittadini, giornalisti, forze dell’ordine e Stato italiano su un ragazzo defunto», scrive. «Parlate senza conoscere il ragazzo, parlate di vendetta quando noi chiediamo giustizia», aggiunge.
La sorella di Di Gioia si rivolge, poi, al sindaco Decaro: «Lei ama la città di Bari forse quanto me e noi non abbiamo mai messo a rischio nessun cittadino di Bari. State ingigantendo le cose quando noi ci stiamo affidando alla giustizia».
In merito a quanto accaduto, poi, durante i funerali, con il corteo che ha attraversato, contromano, il tratto di strada davanti al carcere di Bari, la donna afferma: «Chiedo io scusa se i ragazzi mortificati dal dolore hanno fatto quell’errore vicino al carcere per amore di Christian… nessun atto mafioso… – dice – sono solo dei ragazzi che hanno un cuore enorme. La perdita di Christian ha portato dolore nel cuore di tante famiglie e di tanti ragazzi… è questo che dovete vedere».
E ancora: «C’è un perché se tanti baresi amano Christian… nn perché mio fratello era un boss come dicono giornali e gente che non conosceva Christian… ma perché Christian era un cittadino modello». La sorella di Christian Di Gioia chiede anche scusa «se mia madre il giorno della morte di Christian ha pubblicato la foto del carabiniere che fa uso di sostanze stupefacenti… ma nello stesso momento riflettendoci su… da madre… non assolvo il carabiniere è non condanno mia madre perché mortificata dal dolore della perdita di un figlio così giovane… sapendo com’è morto e chi lo ha ammazzato… ha avuto la sua reazione…».
Quindi le domande: «Perché? Per cosa? Per colpa di chi? Questo ci chiediamo tutti noi. Sono sicura che la giustizia farà il suo dovere… basta a tutte queste cattiverie… Christian non merita questo e noi cittadini di Bari meritiamo più rispetto».