Sarebbe stato un malore improvviso, culminato in un arresto cardiaco, a causare la morte di Stefano Urso. Il 54enne, originario di Salve, è deceduto nella tarda serata dell’11 dicembre scorso durante un blitz della polizia in un’abitazione di via Indipendenza a Presicce-Acquarica, in provincia di Lecce. È quanto emerge dai primi riscontri dell’autopsia eseguita in mattinata dal medico legale Alberto Tortorella, consulente nominato dalla pm Maria Vallefuoco, titolare dell’inchiesta.
Secondo quanto accertato finora, sul corpo di Urso non ci sarebbero segni riconducibili a una morte violenta: le uniche lesioni sarebbero compatibili con l’uso delle manette. Il decesso sarebbe dunque avvenuto per cause naturali, anche se il magistrato ha disposto ulteriori accertamenti, tra cui gli esami tossicologici. Gli esiti sono attesi entro i prossimi due mesi.
I fatti
Per la morte di Urso sono indagati tre poliziotti con l’accusa di omicidio preterintenzionale, tutti assistiti dall’avvocato Antonio La Scala. Sotto indagine anche Antonio Viola, proprietario dell’immobile teatro del blitz, e Alessia Potenza. Entrambi sono stati arrestati per la droga sequestrata in casa e sono difesi dagli avvocati Davide Botrugno e Viola Messa.
Quella sera i poliziotti avrebbero fatto irruzione nell’abitazione alla ricerca di armi e sostanze stupefacenti dopo la segnalazione di alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi in paese. Durante il controllo, Urso avrebbe reagito aggredendo uno dei poliziotti con calci e pugni. Bloccato e ammanettato, l’uomo avrebbe perso i sensi pochi istanti dopo.
Gli agenti avrebbero immediatamente rimosso le manette e tentato le manovre di rianimazione, praticando il massaggio cardiaco in attesa dei soccorsi. Per il 54enne, però, non c’è stato nulla da fare.









