La Asl di Taranto, in sede civile, è stata condannata dalla sezione distaccata di Taranto della Corte d’Appello di Lecce al risarcimento complessivo di 1 milione e 250mila euro nei confronti di 5 figli e sei nipoti di una paziente di 77 anni che morì nel 2014 dopo tre operazioni.
Lo rende noto Giesse Risarcimento Danni, specializzato nel risarcimento dei danni da responsabilità medica, che ha assistito con i suoi legali i familiari della vittima.
La donna fu ricoverata la prima volta il 9 novembre 2012 per essere sottoposta a un intervento di resezione del sigma, ovvero l’asportazione di una parte di intestino. A questo seguivano un secondo intervento, nel maggio 2014, e un terzo il mese successivo, quest’ultimo per svuotare un voluminoso ascesso sottodiaframmatico. Il 17 giugno 2014, a distanza di tre giorni dall’ultimo intervento, la donna morì a causa dello shock settico provocato da un’infezione interna. A febbraio 2020, spiega Giesse Risarcimento Danni, il giudice di primo grado del Tribunale di Taranto affermava che «l’esito fatale che ha colpito la signora è addebitabile alla condotta negligente avuta dal personale medico intervenuto al momento del ricovero della povera vittima». Pertanto, condannava la Asl di Taranto al pagamento del risarcimento dei danni a favore dei figli della donna (270mila euro a favore della figlia convivente e 220mila a favore di ognuno degli altri 4 figli). La stessa Asl di Taranto ricorreva in appello, chiedendo il rigetto della richiesta risarcitoria o una riduzione degli importi liquidati». La Corte d’Appello di Lecce ha però rigettato il ricorso e «considerando l’intensità del legame tra la defunta nonna – precisa ancora l’associazione – e i nipoti, la Asl è stata altresì condannata a risarcire anche ciascuno dei suoi sei nipoti, con la somma, ritenuta equa da parte della Corte, di 25mila euro ciascuno».