Monta la protesta di comitati e associazioni ambientaliste dopo la riapertura della conferenza di servizi sull’impianto a ossicombustione previsto nella zona industriale di Bari. Ieri una decina di sigle, fra cui il comitato cittadino pro ambiente del comune di Modugno, ha manifestato sotto la presidenza regionale esponendo striscioni e cartelli. Una delegazione è stata ricevuta da Tonia Riccio, dirigente regionale del Dipartimento ciclo e rifiuti, firmataria della prima autorizzazione rilasciata nel 2018 alla società Newo.
Gli ambientalisti hanno ribadito il secco no a un “inceneritore”, così come lo hanno ribattezzato, impattante per l’ambiente e in particolare per le abitazioni confinanti e per l’ospedale San Paolo poco distante. Un ecomostro, dicono, che porterà un carico inquinante aggiuntivo in un’area critica, ambientalmente stressata, senza contare l’assenza del sito di trattamento nel piano regionale dei rifiuti. Un impianto che dovrebbe raccogliere rifiuti pericolosi dal resto d’Italia peraltro con una tecnica, l’ossicombustione, sinora mai sperimentata e per questo ancor più pericolosa, secondo i manifestanti, ricordando le perplessità scientifiche in termine di emissioni sollevate qualche anno fa gli esperti di Arpa Puglia in sede di presentazione della nuova tecnica di smaltimento.
Riccio ha garantito la massima trasparenza e pubblicità a vecchi e nuovi atti emanati dalla Regione Puglia offrendo a comitati e associazioni la possibilità di un nuovo incontro prima dell’apertura della conferenza di servizi (si terrà il 20 ottobre) per fare un focus sulle criticità. Le possibilità di bloccare il nulla osta alla Newo, tuttavia, sono pressoché nulle. Il riesame della pratica, infatti, è un atto dovuto non conseguente alla diffida pervenuta dal Comune di Bari che aveva chiesto alla Regione Puglia di ritirare il permesso originario.
L’iter per concederlo iniziò il 25 gennaio 2018 quando l’ente regionale espresse giudizio favorevole di compatibilità ambientale per l’innovativo progetto che prevedeva di realizzare un impianto di trattamento per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi dai quali ricavare energia, in particolare mattonelle vetrose per l’edilizia. L’impianto è un unicum a livello nazionale, se non europeo, e dovrebbe ingoiare e trasformare immondizia ad alto rischio che altrimenti finirebbe in discarica. La società proponente promette con la nuova tecnica di recuperare materia ed energia con un processo che ridurrebbe persino l’impatto sull’ambiente. Ma gli ambientalisti non vogliono saperne e promettono battaglia durissima, a partire da quella giudiziaria su tutti i fronti. Una guerra che non potrà impedire alla conferenza di servizi della Regione Puglia di concedere l’autorizzazione alla Newo verificando solo ed esclusivamente la certificazione che l’impianto è in possesso e rispetta le migliori tecnologie esistenti a livello europeo (le cosiddette Bat) per salvaguardare l’ambiente.