Minori in fuga, preda dei clan. C’è il protocollo per trovarli

L’ombra del traffico di minorenni e quello degli organi si allunga sull’emorragia dei giovanissimi extracomunitari in fuga dalle comunità pugliesi, volti sconosciuti alle istituzioni e dei quali se ne perdono le tracce. Avviene, in particolare nel Grande Salento, segnato dagli sbarchi e terra di approdo per migranti inviati in Puglia dalle autorità di altre regioni per il collocamento.

Ne è ben consapevole la procuratrice per i minorenni di Lecce, Simona Filoni, che per arginare il fenomeno e smorzarne il rischio ha messo a punto nuove linee guida per il rintraccio dei giovanissimi in fuga dalle comunità, gestite da cooperative o Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), adottate dalla Prefettura di Lecce e, a seguire, anche da quella di Brindisi.

Il punto di partenza della nuova strategia è la denuncia, che arriva sul tavolo del pm di turno quando il minore (o i minori perché spesso scappano in gruppetti) è sparito dalla comunità. La fuga, infatti, avviene molto spesso nelle 48 ore necessarie all’iter burocratico per nominare un tutore.

E i giovanissimi migranti approdati in Puglia, tunisini, afgani, pakistani, egiziani, sudanesi e di altre etnie, evitano di dichiarare la loro vera data di nascita. Il colore della pelle, i nomi simili e le stesse date (1 gennaio quasi sempre), dunque, ne rendevano difficile la tracciabilità, dandoli di fatto in pasto alle organizzazioni criminali.

Il punto dal quale partire, allora, è stata la natura della denuncia: non più per allontanamento volontario, ma “denuncia di scomparsa” che, secondo l’indirizzo del Commissario straordinario del Governo (con circolari del 29 ottobre e 6 novembre 2020, del 15 gennaio, 19 febbraio e 19 marzo 2021), dispone l’intervento nella ricerca di tutte le forze dell’ordine del territorio, incluso aeronautica militare, corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico, capitaneria di porto, croce rossa italiana e l’associazione Penelope.

Le linee guida prevedono a questo proposito che i ragazzi vengano fotosegnalati appena arrivati in struttura, in modo che le immagini vengano utilizzate per l’eventuale ricerca. Il rischio infatti è concreto ed elevato. La Procura per i minorenni di Lecce, in una nota ufficiale, ha raccomandato ai responsabili delle strutture di accoglienza di “esercitare la massima vigilanza sui minori ospiti, al fine di prevenire la loro fuga e di scongiurare i rischi connessi ad incontri con soggetti privi di ogni scrupolo o con appartenenti ad organizzazioni criminali (nazionali e/o transnazionali) dedite al traffico di esseri umani e allo sfruttamento dei minori nelle svariate forme”.

Sono 59 i giovanissimi non accompagnati (di età compresa fra i 14 e i 17 anni) che nei mesi di giugno e luglio sono scappati da centri di accoglienza (116 quelli collocati), una buona parte rintracciata proprio grazie al nuovo protocollo operativo. Molti di loro, senza denaro, a piedi o con mezzi di fortuna, cercano di lasciare la Puglia per raggiungere familiari o conoscenti in Germania e Francia.
Ma, lungo il percorso, indifesi e senza il sostegno di adulti, finiscono nelle maglie della criminalità. Di molti di loro, nel tempo trascorso fino all’introduzione delle linee guida, se ne sono perse definitivamente le tracce.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version