«La personalità di Miniello impedisce di fare affidamento sulla sua capacità di autocontrollo, di controllare i suoi depravati istinti». Non c’è da insistere, per i giudici del riesame di Bari (che poche ore prima avevano detto di “no” al carcere) il ginecologo barese ai domiciliari dal 30 novembre per violenza sessuale nei confronti di due donne, non può essere rimesso in libertà.
Il “no” stavolta è la risposta alla richiesta di liberazione del suo legale, l’avvocato Roberto Eustachio Sisto. E i magistrati, che nella precedente sentenza di rigetto dell’appello della procura sulla detenzione in carcere avevano sostenuto che non si trattasse di violenza, in questa non risparmiano osservazioni di censura sul comportamento di Miniello.
«L’intera vicenda – premettono – pone in luce la personalità connotata in senso deviante, incline al coinvolgimento in vicende criminali di particolare allarme sociale». E quindi: «L’assoluta carenza di freni inibitori, unitamente alla immoralità e depravazione sessuale non consentono l’applicazione di una misura cautelare non custodiale, quale quella dell’interdizione temporanea dall’esercizio della professione di medico in ginecologia, ben rappresentando la qualità di medico e l’esercizio della medesima attività sicuramente l’occasione più agevole, ma non certamente esclusiva per la commissione di gravi delitti».
Non si tratta esclusivamente del rapporto medico-paziente ad indurre Miniello a tale comportamento, secondo i magistrati, ma «tutti i rapporti interpersonali che potrebbe intraprendere» se tornasse libero. Le indagini, scrivono i giudici, hanno accertato che Miniello, «sfruttando anche la posizione privilegiata di ginecologo, ha nel tempo predisposto un articolato “programma di adescamento” delle sue vittime, idoneo ad offrirgli la via più breve per la consumazione di atti sessuali con donne che, per ragioni di cura, si presentavano al suo cospetto mostrando zone erogene».
Entrano poi nel merito del reato di violenza sessuale che, sostengono, può essere perpetrato da chiunque. Ecco perché, «venuta meno l’occasione lavorativa (il ginecologo peraltro non è ancora stato cancellato dall’Ordine dei medici), condotte ugualmente lesive della libertà sessuale e personale dei soggetti vengano poste in essere da Miniello nei confronti di altre donne con le quali potrebbe instaurare una relazione interpersonale». E citano, a riprova, il fatto che il medico avrebbe proposto ad alcune pazienti di eseguire la sua “terapia di anticorpi” in un’abitazione privata.
Per i giudici, se tornasse in libertà, «sfruttando l’occasione offerta da qualsivoglia relazione interpersonale», potrebbe «dare sfogo ai suoi incontrollabili desideri con repentine condotte sessuali», ancor più «con le sue discenti in ambito universitario o ancora in ambito editoriale, considerata la vasta gamma di pubblicazioni vantate».