Torneranno in Italia domani, su una nave militare che approderà a Bari, i 12 migranti portati in Albania dopo essere stati salvati in mare.
Il tribunale di Roma non ha convalidato, infatti, il trattenimento nel centro italiano per i rimpatri di Gjader. Lo si apprende da fonti sul posto secondo cui i migranti potrebbero poi essere portati in un centro per richiedenti asilo.
Nonostante la loro richiesta di asilo sia già stata respinta nelle ultime ore, i migranti hanno ancora la possibilità di fare ricorso entro quattordici giorni per poter chiedere nuovamente che gli venga riconosciuto questo status.
I migranti, stando a quanto riferiscono fonti informate sulla vicenda saranno portati al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari.
Quattro dei 16 migranti erano già stati portati in Italia, su una nave della Marina militare arrivata a Brindisi, perché due erano minori e due vulnerabili.
Capone: «È il momento di bloccare questo fallimento»
«Non abbiamo mai condiviso questo progetto di deportazione oltre i confini italiani. E il governo non è stato in grado di giustificarlo. Quelle immagini di due giorni fa dei migranti sulla nave trasportati nel lontano e isolato centro costruito in Albania toglievano il fiato. Oggi a bloccare tutto ci pensa il tribunale di Roma che non ha convalidato “la deportazione” dei migranti nel centro albanese». È il commento della presidente del Consiglio regionale della Puglia e vicepresidente nazionale del Partito democratico Loredana Capone.
«Fortunatamente – aggiunge – la legge italiana lo impedisce così anche la legge europea. L’operazione Albania è costata 800 milioni di euro, quasi quanto il governo mette in più per la sanità pubblica (parliamo di 900 milioni). Solo per il viaggio dei 16 migranti – prosegue Capone – ne ha spesi 250mila. Le ideologie superano gli interessi e i diritti primari di milioni di italiane e italiani che ormai rinunciano a curarsi. Una propaganda che è costata troppo sulle spalle delle italiane e degli italiani, e il momento di bloccare questo fallimento».