Dei 200 milioni del Pnrr per i Piani Urbani Integrati per il superamento degli insediamenti abusivi in agricoltura finanziati per l’Italia, 115 sono arrivati in Puglia. E di questi l’80% in Capitanata. Infatti sono almeno 10mila i lavoratori agricoli migranti che vivono in insediamenti informali in Italia, e di questi, almeno 7000 in Puglia. Luoghi di privazione dei diritti e di sfruttamento, in molti casi presenti da diversi anni, privi di servizi essenziali e di servizi per l’integrazione.
Tutto questo Emerge dal Rapporto «Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare», pubblicato dal Ministero del Lavoro e dall’Anci nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022.
Il ministro, Andrea Orlando e il presidente Anci Decaro hanno sottolineato nei giorni scorsi che bisogna «restituire dignità a lavoratori».
L’obiettivo di garantire ai migranti impiegati in agricoltura diritti e dignità è ancora lontano, soprattutto nel Mezzogiorno. Il Piano triennale 2020-2022 contro il caporalato ha portato alcuni risultati, ma i numeri dimostrano che è illusorio pensare che la battaglia sia ormai vinta. Lo fa notare Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro, sulla base del rapporto pubblicato dal ministero del Lavoro e dall’Anci che getta luce sullo sfruttamento e sull’illegalità che colpiscono l’anello più debole della filiera produttiva, i braccianti stranieri. «Il fenomeno assume contorni preoccupanti nelle Regioni del sud, dove si trova il più alto numero di ghetti o piccoli insediamenti non autorizzati“, continua Tiso, nel ricordare che al primo posto c’è la Puglia (31,6%), seguita da Sicilia (21,1%), Calabria (13,2%) e Campania (7,9%). Lo sfruttamento della manodopera immigrata è una pratica purtroppo consolidata in alcune aree del nostro Paese – aggiunge Tiso – e per questo è necessario il massimo impegno per sradicarla una volta per tutte. Grazie ai fondi del Pnrr sono ora disponibili maggiori risorse per proseguire l’azione di contrasto all’illegalità e oltre ai diritti fondamentali, sarà però essenziale assicurare a tutti i lavoratori anche retribuzioni che consentano loro di vivere in modo dignitoso». L’area maggiormente colpita da questo problema è la provincia di Foggia, dove Manfredonia e San Severo accolgono la maggior parte di migranti, divisi fra il ghetto di Rignano e il Cara di Borgo Mezzanone. La distribuzione delle risorse tra quota fissa e quota variabile contempera, secondo un criterio di equità distributiva, l’esigenza di -assicurare a tutti i Comuni un minimum necessario ad espletare efficacemente le attività -garantire ai Comuni in cui il fenomeno è maggiormente radicato (in ragione del numero di migranti presenti e dell’anzianità dell’insediamento) una dotazione finanziaria adeguata a sviluppare azioni che rispondano alle effettive esigenze del territorio. Infatti nella ripartizione secondo il decreto ministeriale numero 55 del 29 marzo 2022, i Comuni che riceveranno le quote più alte per l’urbanizzazione degli spazi sono proprio i due centri del foggiano con un finanziamento di oltre 50 milioni di euro per Manfredonia e oltre 27 milioni per San Severo. Fuori dalla zona Capitanata, riceveranno i finanziamenti con una quota parte di circa 2 milioni e mezzo di euro, Bisceglie e Brindisi. Ma è da Cerignola in su, fino al Gargano che verranno distribuiti quasi 110 milioni di euro. Ora il Ministero, però, attende da parte dei comuni i progetti per il convenzionamento che porterebbe alla cantierizzazione degli edifici e l’urbanizzazione degli spazi. Per tutto questo é previsto un cronoprogramma, dove la prima tappa è partita a maggio con l’incontro bilaterale fra la Regione e i Comuni interessati. Nel frattempo la Regione Puglia ha costituito un gruppo di lavoro con professori universitari per dare l’indirizzo progettuale ai comuni e monitorare l’andamento dei lavori. Ora il cronoprogramma prevede altri quattro step definitivi: l’elaborazione progettazioni di massima entro settembre; la valutazione e l’aggiustamento eventuale degli stessi entro novembre; il convenzionamento per febbraio, e la predisposizione dei progetti entro marzo 2023. Dopo di che entro Marzo 2025 le aree di accoglienza dovranno essere pronte ed agibili per l’accoglienza. Ora rimane un solo punto interrogativo che verrà valutato nel tempo, quanti saranno gli stanziali e quanti gli stagionali?