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Mesagne, uccisa dopo una lite in famiglia: il cognato della 47enne resta in carcere

Convalidato l’arresto del 55enne brindisino Adamo Sardella. L’indagato ieri ha risposto alle domande della gip Stefania De Angelis, assistito dall’avvocato Vito Epifani. Sardella è accusato dell’omicidio della cognata, Irene Margherito di 47 anni (vedova del fratello), del tentato omicidio del compagno della donna, un 54enne di Mesagne, con l’aggravante di futili motivi, contestata dal pm…

Convalidato l’arresto del 55enne brindisino Adamo Sardella. L’indagato ieri ha risposto alle domande della gip Stefania De Angelis, assistito dall’avvocato Vito Epifani.

Sardella è accusato dell’omicidio della cognata, Irene Margherito di 47 anni (vedova del fratello), del tentato omicidio del compagno della donna, un 54enne di Mesagne, con l’aggravante di futili motivi, contestata dal pm Paola Palumbo. Risponde anche di porto abusivo di arma da fuoco. Secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile e dal commissariato di Mesagne, il movente sarebbe legato a contrasti familiari in essere già da tempo, acuiti poi quando la vittima ha intrapreso una nuova relazione sentimentale.

La dinamica del folle gesto tra le 13:30 e le 14:00 di domenica scorsa, sulla complanare della SS7 Brindisi-Taranto, all’altezza della Cittadella della Ricerca, è ora al vaglio degli investigatori, che hanno acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Da quanto finora emerso, Sardella ed il figlio della donna erano a bordo di una Volkswagen Golf, mentre la 47enne col suo compagno a bordo di una Nissan Juke.

L’incontro sarebbe avvenuto per un chiarimento, sfociato prima in una violenta lite e poi terminato a pistolettate. Secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stato Sardella a sparare ed infrangere il vetro lato passeggero, centrando la testa di Irene Margherito. Il compagno della donna, denunciato a piede libero per il possesso di una katana, invece, ha riportato ferite di lieve entità alla testa. Al vaglio dell’autorità giudiziaria, la posizione del figlio della donna, che al momento non risulta indagato. La pistola con cui sono stati esplosi i colpi è una calibro 7,65, la quale però è stata rivenuta in un altro luogo e posta sotto sequestro grazie ad alcune indicazioni ottenute dagli agenti di polizia. L’arma è stata spostata dalla scena del crimine da un’altra persona presente sul posto.

La vicenda ha ancora tratti poco chiari e proseguono, quindi, le indagini della polizia, che analizzerà anche i contenuti dei telefoni cellulari dei protagonisti di quella maledetta domenica pomeriggio. Alla donna morta lunedì scorso presso il reparto di Rianimazione dell’ospedale Perrino, sono stati espiantati gli organi, dopo l’autorizzazione del giudice ed averne accertato l’idoneità, per poi essere donati, così come richiesto dalla stessa quando era in vita. Per i funerali si attende, invece, il nullaosta da parte della procura. Intanto, sui social tanti commenti di cordoglio. «Mamma, ti prometto che ti farò giustizia», ha scritto la figlia della donna.

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