Mafia ed estorsione a Bari: chieste condanne per 19 imputati appartenenti al clan Buscemi

I pm della Procura di Bari, Fabio Buquicchio e Michele Ruggiero, hanno chiesto condanne a pene fino a vent’anni di reclusione per 19 imputati nell’ambito del processo nato da un filone dell’inchiesta su un presunto voto di scambio per le elezioni comunali a Bari e Valenzano del 2019.

I 19 imputati, ritenuti appartenenti al clan Buscemi, sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso-camorristico, detenzione di armi, estorsione, usura, ricettazione, detenzione e spaccio di stupefacenti. Hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

I pm hanno chiesto condanne a 20 anni per il boss Salvatore Buscemi, imputato anche per lo scambio elettorale politico-mafioso, e per gli “organizzatori” dell’associazione Giovanni Pasca, Alessandro Speziga, Ottavio Di Cillo, Michele Terlizzi e Davide Russo.

Per i genitori del boss, Giuseppe Buscemi e Antonia Stramaglia, è stata chiesta la condanna a 12 anni.

Il clan Buscemi è considerato legato ai Parisi del quartiere Japigia di Bari.

Queste richieste di condanna, quindi, riguardano un filone dell’inchiesta principale sul presunto voto di scambio per le elezioni di Bari e Valenzano del 2019, in cui sono coinvolti anche l’ex consigliere comunale del capoluogo pugliese, Francesca Ferri, il compagno Filippo Dentamaro, e il presidente del Foggia Nicola Canonico. I tre sono estranei alle accuse per le quali oggi sono state chieste le condanne. Ferri e Dentamaro, a luglio, sono stati prosciolti dalle accuse di voto di scambio politico-mafioso relativamente alle elezioni di Bari, e da quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale relativa al Comune di Valenzano; mentre sono a processo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni di Bari, e di scambio elettorale politico-mafioso per quelle di Valenzano. Canonico è considerato dall’accusa il “garante” di questo sistema.

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