Sono diventate definitive, dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, le condanne passate in giudicato a carico di tre esponenti della mafia di Vieste, nei confronti dei quali sono stati notificati altrettanti ordini di carcerazione dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale del capoluogo dauno.
Tra di loro anche Marco Raduano, 40 anni, di Vieste, ritenuto a capo del clan omonimo, attualmente detenuto nel carcere di Nuoro, in Sardegna.
Gli ordini di esecuzione per la carcerazione sono stati emessi dall’Ufficio esecuzioni penali della Procura generale della Corte d’Appello di Bari, dopo la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi da parte della Suprema Corte di Cassazione.
Si tratta di condanne scaturite dalla maxi operazione antimafia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, svolta dai militari dell’Arma nella città di Vieste e denominata “Neve di Marzo”. Una inchiesta giudiziaria che disarticolò l’organizzazione criminale della cittadina adriatica, un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravata dal metodo mafioso, dall’ingente quantitativo dello stupefacente smerciato e dall’impiego di armi, anche da guerra.
I provvedimenti restrittivi definitivi eseguiti dai militari del Nucleo investigativo si ricollegano in particolare ai primi fermi della Dda di Bari eseguiti ad agosto 2018. A Raduano è stata inflitta una condanna a 19 anni di reclusione, oltre a 3 anni di libertà vigilata quale misura di sicurezza. Luigi Troiano, 60enne di Vieste, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, oltre ad una multa di 18mila euro, sempre per contestazioni di spaccio aggravato di sostanze stupefacenti. Altra pena pesante, inoltre, ha riguardato anche il figlio di Troiano, Gianluigi, 30enne di Vieste, considerato dagli investigatori esponente del clan Raduano, tuttora latitante, condannato a 9 anni e 2 mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Sulle sue tracce ci sono sempre i carabinieri del Nucleo investigativo di Foggia, diretti dalla Dda di Bari, che nelle settimane scorse hanno arrestato, su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Bari, due suoi presunti fiancheggiatori, tuttora detenuti.
Sempre nell’ambito dello stesso procedimento era già stato condannato in via definitiva a 13 anni di reclusione anche Liberantonio Azzarone, coimputato.
«Ancora una volta, con il passaggio in giudicato di queste importanti condanne – si legge in una nota dell’Arma – la Direzione distrettuale antimafia di Bari e i carabinieri del Nucleo investigativo di Foggia hanno dato una tangibile risposta, in termini di giustizia e sicurezza, sul territorio di Vieste ed in generale sul Gargano. L’ennesima forte testimonianza della determinata presenza dello Stato in una delicata area della provincia di Foggia permeata da insidiosi fenomeni di criminalità organizzata anche di matrice mafiosa».