Mafia a Bari, restituita a un indagato la società di produzione tv che forniva servizi a Tommy Parisi

I beni riconducibili alla società di produzione televisiva Arca Puglia srl, sequestrati nell’ambito dell’inchiesta Codice interno che ha portato all’esecuzione di 135 misure cautelari smascherando un sistema di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni comunali di Bari nel 2019, sono stati restituiti al 53enne Ruggiero Polli Diomede di Barletta.

La società avrebbe fornito servizi a Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del boss del quartiere Japigia, “Savinuccio“.

Polli Diomede era stato considerato dagli inquirenti un prestanome di Parisi ma l’attività istruttoria ha poi evidenziato che tra i due esisteva solo un rapporto di consulenza-fornitura di servizi.

A rendere nota la decisione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Fabio Buquicchio e Federico Perrone Capano, sono i legali di Polli Diomede, gli avvocati Michele Cianci e Claudio Cioce.

Il provvedimento di sequestro, eseguito dagli agenti della squadra mobile di Bari il 14 marzo scorso, riguardava beni «ritenuti compendio del reato in quanto si riteneva che, per eludere le disposizioni di legge in materia misure di prevenzione patrimoniali, Parisi avesse attribuito fittiziamente a Polli la titolarità della società Arca Puglia srl», ricostruiscono i difensori del 53enne, gli avvocati Michele Cianci e Claudio Cioce, spiegando che «a seguito dell’interrogatorio da noi richiesto, il nostro cliente ha chiarito la propria posizione facendo emergere la sua estraneità ai fatti contestati».

Nel provvedimento si chiarisce che «l’attività istruttoria eseguita ha consentito l’acquisizione dell’interpretazione autentica dei contenuti comunicativi già acquisiti nel corso delle indagini rilevando che dovevano intendersi come espressione di un rapporto di consulenza-fornitura di servizi, tra un tecnico professionista della televisione e un fruitore degli spazi via etere».

Spazi «concessi di volta in volta – si legge ancora nel provvedimento – per la programmazione di contenuti televisivi che, se da un lato servivano ad accrescere la notorietà televisiva di Parisi, dall’altra contribuivano all’aumento dell’audience dei canali, quindi dei relativi introiti pubblicitari. Pertanto – proseguono i magistrati – non è più necessario mantenere il sequestro preventivo dei beni essendosi affievolite le esigenza di cautela reale sui medesimi».

I legali di Polli hanno rinunciato «espressamente al riesame per carenza di interesse».

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