La parola “fine” al maxiprocesso Pandora, che scoperchiò il calderone di decenni di affari criminali in terra di Bari, potrebbe essere stata messa ieri, quando i giudici della Corte d’appello di Bari hanno emesso il verdetto nel processo bis a 18 persone, affiliate ai clan Capriati e Diomede-Mercante, e per le quali la Corte di Cassazione a ottobre dello scorso anno aveva annullato le prime condanne disponendo un nuovo processo.
L’inchiesta
I carabinieri, coordinati dalla Dda, avevano ricostruire strutture e traffici illeciti dei clan Capriati e Diomede-Mercante, accertando collegamenti tra i due clan e con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per l’approvvigionamento della droga) con ‘ndrangheta, Cosa nostra e camorra. Gli inquirenti avevano documentato oltre 10 anni di affari illeciti e la presenza ramificata delle “batterie”, da Bitonto a San Severo, Valenzano, Triggiano, Altamura, Gravina e il Nord Barese.
I boss
Tra i 18, spiccano i nomi del boss di Bitonto, Domenico Conte e quello barese Nicola Diomede. Ieri i giudici hanno confermato la condanna per il primo a 7 anni di reclusione e rideterminato quella per il secondo a 2 anni di reclusione, condannandolo a quella complessiva di 30 anni (vista la continuazione con altre). Per suo fratello Giuseppe è stata decisa la condanna a 9 anni e 9 mesi e la revoca dell’indulto. Le altre condanne vanno dai 5 anni e 10 mesi (per Francesco Rizzi) a 2 anni e 4 mesi (per Saverio Marella). E poi 2 anni e 8 mesi per Alessandro Abbrescia, 4 anni per Giuseppe Catalano e Giuseppe Cutrignelli. Rigettato l’appello del pm per Vincenzo Di Liddo, confermate le condanne del primo processo di appello per Giacomo Anaclerio, Giuseppe Antuofermo, Cosimo Cecconi, Domenico Conte, Nicola Favia, Domenico Mangiatordi, Domenico Pupillo, Giovanni Scotella e Antonio Vacca.
I risarcimenti
Gli imputati sono stati condannati al risarcimento di altri 11mila euro nei confronti del Comune di Bari (erano state già riconosciute 15mila euro di spese legali) e di 2mila euro nei confronti del Comune di Terlizzi, costituitosi anch’esso parte civile nel procedimento. Le motivazioni saranno depositate entro 60 giorni.