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Mafia a Bari: giudizio immediato per 124 persone. Tra loro Giacomo Olivieri e la moglie

“Le responsabilità degli imputati appaiono evidenti dall'attività d'indagine espletata, costituita dalle intercettazioni di comunicazioni, dalle dichiarazioni delle persone informate sui fatti, dalle annotazioni di polizia giudiziaria, dai rilievi effettuati, dall'esame balistico in atti, dalle dichiarazioni degli aspiranti collaboratori di giustizia e da tutti gli atti del procedimento, compendiati nelle ordinanze cautelari personali”. Per la Direzione…

“Le responsabilità degli imputati appaiono evidenti dall’attività d’indagine espletata, costituita dalle intercettazioni di comunicazioni, dalle dichiarazioni delle persone informate sui fatti, dalle annotazioni di polizia giudiziaria, dai rilievi effettuati, dall’esame balistico in atti, dalle dichiarazioni degli aspiranti collaboratori di giustizia e da tutti gli atti del procedimento, compendiati nelle ordinanze cautelari personali”.

Per la Direzione distrettuale antimafia di Bari, il quadro delineato dall’inchiesta Codice Interno, che ha svelato gli intrecci fra criminalità e politica alle elezioni comunali del 2019 a Bari, è cristallizzato. E dunque, i tre pm Fabio Buquicchio, Marco d’Agostino e Federico Perrone Capano, hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato dei 124 imputati, saltando la fase intermedia dell’udienza preliminare.

C’è l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri tra i 124, c’è sua moglie Mari Lorusso (eletta in quella tornata con la lista Di Rella sindaco), suo suocero, l’oncologo Vito Lorusso. I tre, uniti nello stesso intento criminoso, secondo la Procura avrebbero sfruttato la malattia di un nipote del boss Savino Parisi, per instaurare con la famiglia un proficuo rapporto “affaristico” di compravendita di voti. Erano i mesi precedenti le votazioni, e gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari registrano gli incontri, gli spostamenti, le cene a Bari e Polignano, i brindisi nella suite dello Sheraton, per festeggiare l’elezione di Mari.

Ma anche gli affari del clan Parisi-Palermiti, lo spaccio di droga, la sostanziosa dotazione di armi, il controllo delle case popolari e la gestione della “cosa pubblica” come privata. Le relazioni della criminalità con diversi esponenti della società civile barese, che non esitavano a chiederne l’aiuto per risolvere problematiche quotidiane, ma anche e soprattutto le infiltrazioni di pregiudicati affiliati ai due clan, assunti all’interno dell’Amtab, finita poi sotto amministrazione giudiziaria e ritenuta vittima di estorsione. Le indagini hanno accertato, scrivono i pm, «una gerarchia di fatto all’interno dell’azienda municipalizzata Amtab spa di Bari, imposta dai clan Parisi piuttosto che derivante dalle effettive cariche sociali». E, a supporto, riportano le intercettazioni: “Presidente, non è il padrone il presidente! Bell bell, eh? Padroni non ce ne stanno! Qui nessuno è padrone, c’è solo un rispetto e basta! Il rispetto reciproco!”. In tal modo, concludono, i clan avrebbero mantenuto «lo status quo favorevole alla organizzazione, conseguivano l’ingiusto profitto di imporre l’assunzione a tempo determinato in occasione della Fiera del Levante nel settembre 2018 e anche successivamente, da parte della società di lavoro interinale “Lavorint spa Agenzia per il Lavoro” (con sede centrale a Milano e filiale, tra le altre, a Bari) di persone vicine o comunque imparentate con esponenti del clan Parisi di Bari, con pari danno per la società Amtab spa».

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