Mafia a Bari, Giacomo Olivieri chiede il processo con il rito abbreviato condizionato

L’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in carcere dal 26 febbraio scorso per voto di scambio politico-mafioso, nell’ambito della maxinchiesta Codice Interno, dopo essere stato mandato a giudizio dalla Dda di Bari, ha fatto richiesta di rito abbreviato condizionato.

Le richieste della difesa

Due gli elementi che i suoi legali, gli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, ritengono fondamentali come integrazione probatoria, perché si possa decidere su di lui: in primis l’esame testimoniale di Gianvito Giannelli, persona offesa del reato di estorsione.

Per i pm antimafia Fabio Buquicchio, Marco D’Agostino e Federico Perrone Capano, Olivieri avrebbe fatto pressione su Giannelli, nel luglio 2019 consulente legale della Banca Popolare di Bari, perché ignorasse il mandato ricevuto dalla Cerved S.p.a. di recuperare il credito cedutole dall’istituto bancario nei confronti della Fondazione Maria Rossi Olivieri, di cui quest’ultimo era presidente.

L’estorsione

Secondo l’accusa, l’ex consigliere regionale lo avrebbe minacciato di utilizzare il giornale di cui era proprietario, il “Quotidiano italiano” per orchestrare una vera e propria campagna mediatica contro di lui. Per i difensori di Olivieri, quelle minacce non sono mai esistiti e l’esame di Giannelli allora “si rende necessario affinché chiarisca, nel contraddittorio delle parti, i fatti, le circostanze, le condotte contestate all’imputato”.

La perizia di parte

La seconda condizione è che si produca nel processo una perizia, redatta dal consulente della difesa, il commercialista Francesco Ardito. Nessuna richiesta è stata invece fatta da moglie e suocero di Olivieri, Mari e Vito Lorusso, agli arresti domiciliari.

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