Potrebbero avere un risvolto del tutto inatteso le indagini sulla morte delle due donne romane, mamma e figlia, Elena Brussels e Luana Costantini, di 83 e 54 anni. Al momento nessun nome compare nel registro degli indagati, ma come persona informata dei fatti è stato ascoltato un salentino, il compagno di Luana, che dal 29 dicembre ha fatto ritorno nella sua Taurisano.
Si tratta di una sorta di sciamano che si faceva chiamare Shekinà Shekinà e aveva fondato un gruppo chiamato Cubytrix. Ai poliziotti di Lecce, incaricati dai colleghi di Roma, l’uomo ha parlato per diverse ore, raccontando tutto ciò che sapeva e fornendo una pista investigativa agli inquirenti. Se sul citofono dell’appartamento delle due donne, in via Giulio Salvadori, a Monte Mario, oltre a quello delle proprietarie compariva il cognome anche dello sciamano, una quarta persona sembra aver frequentato di recente e assiduamente l’abitazione.
I dubbi degli investigatori si concentrano per capire se lo sciamano sapesse che nella camera da letto di quell’appartamento giaceva da diverse settimane il corpo privo di vita della mamma della compagna e che Luana aveva smesso di pubblicare sui social due giorni prima della sua partenza. L’uomo pare aver risposto a tutte le domande, fornendo dettagli utili alle indagini.
L’avvocata Ada Alibrando, legale che ha accompagnato il suo assistito a Lecce per la testimonianza, spiega che «l’uomo ha subito un brutto incidente da giovane, provocato da un pirata della strada, e da quel momento i suoi connotati fisici sono cambiati, perdendo anche il gusto e l’olfatto. Ecco perché lo sciamano, non riuscendo a sentire gli odori, potrebbe non essersi reso conto della presenza di un cadavere in casa». Si attendono gli esami autoptici eseguiti sul corpo delle due donne per poter comprendere meglio le cause del decesso. Dall’esito dell’autopsia potrebbero anche scattare le iscrizioni nel registro degli indagati.
Il misterioso salentino finito al centro di questo giallo si definisce «consulente olistico del benessere spirituale e naturale, sempre alla ricerca della verità», mentre Cubytrix era «il cambiamento tanto atteso». Luana era una sua seguace e in una diretta social sponsorizzò il compagno e la sua creazione. In quell’appartamento romano lo sciamano preparava porzioni di benessere (olii e alghe), costruiva amuleti e altri oggetti che venivano pubblicizzati attraverso i canali social. L’ultimo ad aver visto Luana è stato il meccanico dirimpettaio, lo stesso che notando le luci accese anche di giorno per diversi giorni ha allertato i soccorsi. Quando i vigili del fuoco hanno aperto la porta di casa e i poliziotti vi hanno fatto ingresso, sono stati subito notati degli strani oggetti, come tavole per riti esoterici, candele, una tunica e altro ancora. Tutto il materiale potrebbe però non appartenere allo sciamano. Stando infatti al racconto dell’avvocato, l’uomo si limitava a dare conforto a chi si sentiva solo o a vendere le boccette di olio da lui preparate.