Che fine ha fatto l’elmo del guerriero apulo, rinvenuto nel 1990, insieme ad altre 18 tombe, in zona Carmine Vecchio a Lucera? La domanda è stata rivolta, alla soprintendente Anita Guarnieri, da un gruppo di giovani appassionati di archeologia, costituitisi in comitato civico “Custodi della Memoria” (propedeutico alla “rinascita” dell’Archeoclub locale “Minerva”), ricevendo una risposta strabiliante. In sintesi: l’elmo che la Soprintendenza avrebbe dovuto custodire non c’è più nei magazzini del museo civico di Foggia.
È sparito, trafugato da mano ignota, tant’è che la stessa Guarnieri ha sporto denuncia alle autorità competenti (non si sa se in seguito alla richiesta del gruppo lucerino o in precedenza) e che sul caso sta indagando il nucleo carabinieri per la tutela patrimonio culturale.
Praticamente dell’elmo si è persa ogni traccia, con buona pace del gruppo di giovani, ma di certo nella indifferenza dell’amministrazione comunale, pare poco sensibile alla tutela del patrimonio lucerino, che rappresenta una «miniera archeologica a cielo aperto», visto che ad ogni scavo corrisponde un ritrovamento di reperti. Una vicenda paradossale che si accompagna a quella delle teste votive, riportate a Lucera dalla Fondazione Apulia Felix dopo una sottoscrizione popolare, ma non ancora esposte al pubblico perché da Palazzo Mozzagrugno si vogliono portare nella sede bibliotecaria dell’ex convento san Pasquale, mentre al Museo Fiorelli (che continua a esporre un cartello indicante la custodia a Foggia dell’elmo del guerriero) esiste già una sala dedicata alle teste votive.
Insomma, se in Toscana si gioisce per il ritrovamento di 24 statue, a Lucera pare che l’unica gioia sia quella di tenere “nascosti” i propri gioielli. Forse il ministro selfista Sangiuliano dovrebbe farsi una passeggiata da queste parti.