L’ombra del racket dietro le spaccate a Bari: così i clan riaffermano potere e controllo

Il vetro scollato dall’infisso, un danno da centinaia di euro, ma dalla cassa non manca nulla, neppure quelle poche decine di euro che a volte vengono lasciate per l’indomani. Nel quadrilatero del murattiano, è una scena che si ripete da una settimana a questa parte.

Tacciono le “spaccate” ad opera delle bande miste di extracomunitari e indigeni, esplodono in una sorta di dichiarazione non scritta, con le lettere chiare dell’avvertimento. Ben otto gli episodi in una notte, quella tra lunedì e martedì, fra via De Rossi, via Dante, via Argiro e Corso Cavour, quasi tutti “disegnati” su uno stesso copione. Un copione che, per gli inquirenti, racconta nuove dinamiche criminali, in corso di assestamento.

Secondo quanto avrebbero raccontato alcune fonti agli investigatori, il “taglio” della vetrina, quel segno evidente vicino l’infisso, sarebbe un segnale che una organizzazione criminale barese avrebbe scelto di dare per comunicare ai commercianti il “cambio della guardia”. Significherebbe, tradotto dal gergo della mala, che da oggi in poi il pizzo va pagato a loro e non a chi, finora, aveva vantato il controllo delle attività illecite in città, estorsioni incluse.

Segnali come questi non sono nuovi tra i clan baresi, che da anni ormai si contendono il territorio attraverso la gestione dei traffici. E l’estorsione, in particolare, che rappresenta sempre (assieme allo spaccio) una delle principali fonti di approvvigionamento, è uno strumento importante e sempre potente di assoggettamento sociale e allo stesso tempo la rappresentazione di un anti Stato particolarmente appetibile.

Lì dove esistono sacche di insoddisfazione nei confronti dello Stato, lì dove la percezione di insicurezza regna e predomina sulla serenità dei cittadini, arriva la criminalità a offrire protezione, creando così quel consenso sociale tipico delle organizzazione di stampo mafioso. Assoggettamento e omertà, infatti, restano le due componenti sulle quali poggia l’agire dei clan nei confronti del popolo.

Azioni dimostrative come quelle sotto gli occhi di tutti, nel pieno centro di Bari, se non sono ad opera di sbandati senza perizia alcuna, nemmeno per sfondare e rubare, allora odorano pericolosamente di racket, di pressioni, di assoggettamento, di logiche criminali ben al di sopra dell’extracomunitario di turno, pur riconoscendone la potenziale pericolosità.

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