Legionella all’ospedale “Fazzi” di Lecce: l’indagine decolla. Investigatori nei reparti

Dopo l’avvio degli accertamenti della procura della Repubblica, l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce è stato ispezionato da agenti di polizia giudiziaria che hanno scandagliato i reparti. L’inchiesta muove dal decesso di Luciana Manca, una 56enne di Squinzano, avvenuto lo scorso 21 agosto nel reparto di Terapia Intensiva e le indagini si concentrano sulla possibile responsabilità sanitaria legata a un presunto contagio da legionella avvenuto durante la degenza.

Gli accertamenti

Gli agenti, su delega del sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia, hanno svolto le ispezioni esaminando diversi reparti dell’ospedale dove la presenza del batterio era già stata confermata da indagini interne. Durante l’operazione sono stati raccolti i nominativi dei pazienti ricoverati nel reparto di Rianimazione nei primi giorni di agosto, insieme a quelli del personale sanitario. Le verifiche hanno evidenziato la presenza di legionella anche nei reparti di Oncologia e Malattie infettive, con due pazienti risultati positivi, sebbene in buone condizioni di salute. I controlli sono partiti dalla denuncia dei familiari della donna, assistiti dall’avvocato Gianluigi Manelli, che chiedono chiarezza su quanto accaduto dopo un intervento. Nonostante un quadro clinico già compromesso da una grave polmonite, le condizioni della paziente sono peggiorate fino al decesso. I familiari sono convinti che il peggioramento sia stato causato da un’infezione da legionella contratta in ospedale.

I batteri

L’esame autoptico ha rivelato la presenza non solo della legionella, ma anche dell’acinetobacter, un batterio associato a infezioni respiratorie gravi, particolarmente pericoloso per i pazienti immunodepressi. Questo riscontro apre nuovi scenari sulle possibili cause del decesso, che potrebbero essere riconducibili a una concomitanza di fattori infettivi. Intanto si attendono i risultati definitivi delle analisi sui campioni d’acqua prelevati dalla residenza marina di Luciana Manca e dagli impianti idrici dell’ospedale.

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