Una donna di 46 anni del Leccese e un 52enne milanese sono finiti in carcere con l’accusa di pornografia minorile in concorso e tentata violenza sessuale aggravata. L’uomo risponde anche di atti persecutori mentre la donna è accusata di maltrattamenti in famiglia aggravati.
La 46enne avrebbe somministrato degli ansiolitici al marito durante la giornata così da renderlo “inoffensivo” e avrebbe costretto per anni la figlia minorenne a prostituirsi online con il suo amante. La ragazzina, oggi 17enne, sarebbe stata costretta a subire le violenze da quando aveva 13 anni.
Stando a quanto emerso dalle indagini l’uomo in appena due mesi avrebbe inviato alla minorenne circa 85mila messaggi su un telefono che lui stesso le avrebbe procurato all’interno del quale era stata applicata l’app “Cerberus”, che consente di attivare da remoto fotocamera e microfono del cellulare, riuscendo così a controllare ogni movimento della minore, tenendo sotto controllo tutto quello che avveniva in casa. Le accuse sono state confermate nel corso di un incidente probatorio.
A far venire a galla la vicenda è stata una compagna di scuola con cui la ragazzina si era confidata e alla quale avrebbe raccontato il motivo per il quale era costretta a non poter più seguire le lezioni.