La contiguità geografica tra Italia e Albania ha facilitato lo sviluppo di relazioni dirette fra i gruppi criminali pugliesi e quelli albanesi, in modo particolare per l’approvvigionamento, il deposito e la commercializzazione di sostanze stupefacenti. È quanto emerge dalla relazione della Direzione centrale per i servizi antidroga del Dipartimento della pubblica sicurezza.
La presenza criminale dei sodalizi italo-albanesi è stata rilevata con l’operazione Tackle, condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Brindisi, che ha portato all’esecuzione di 23 misure cautelari in carcere nei confronti di cittadini italiani e albanesi. Il gruppo albanese, unitamente a cittadini italiani, era in grado di importare nella provincia brindisina significative partite di eroina e cocaina, in arrivo rispettivamente dalla Turchia – attraverso la rotta balcanica – e dall’Olanda, che venivano smistate nelle diverse piazze di spaccio della Puglia. Ma non solo. Grazie alla vicinanza ed ai contatti esistenti con la ‘ndrina Cua–Pipicelli–Letto, infatti, veniva rifornita anche la provincia di Reggio Calabria. Gli indagati, consci di possibili attenzioni delle forze di polizia nei loro confronti, intrattenevano i contatti con i fornitori ed i clienti avvalendosi di apparati telefonici criptati, che garantivano comunicazioni sicure. Il pagamento delle partite di droga avveniva con la spedizione materiale di denaro contante in Albania tramite autisti-spalloni operanti sulla linea di autobus Valona-Nord Italia.
La relazione analizza poi la conformazione della Scu brindisina, oggi particolarmente frammentata in vari gruppi criminali che conservano forti legami. Una situazione che ha favorito la crescita d’importanza del ruolo delle donne. L’attività investigativa, infatti, ha dimostrato come alcune donne del clan Romano-Coffa, a seguito degli arresti dei rispettivi compagni e dei fratelli, abbiano retto il gruppo criminale, così confermando quanto già emerso in precedenti indagini riguardo al ruolo sempre più rilevante ricoperto dalle figure femminili, che possono assumere anche posizioni sovraordinate rispetto agli altri appartenenti alla consorteria.
Riguardo, poi, gli interessi criminali principali, la relazione fa riferimento alle estorsioni, alle rapine e allo spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, si è accertato che il gruppo criminale, quando non si avvaleva direttamente di propri esponenti interni deputati alle cessioni di sostanze stupefacenti, referenziava altri siti di spaccio, affidandoli a gestori di fiducia tenuti a versare “il punto”, ossia un contributo a favore del clan.