Le carte dell’inchiesta che coinvolge Sannicandro: imprenditori e politici nella “tela” di Di Carlo

Una rete di imprenditori e politici avrebbe consentito a Tonino Di Carlo, 62enne lucerino, di perfezionare negli anni numerosi “affari” all’interno di un sistema corruttivo. Arrestato il 7 novembre scorso nell’ambito di una maxinchiesta della guardia di finanza che ha coinvolto anche l’ex commissario delegato della Regione Puglia al dissesto idrogeologico e direttore generale dell’Asset Puglia, Elio Sannicandro (sospeso per un anno dai pubblici uffici), Di Carlo avrebbe utilizzato mazzette per aggiudicarsi gare d’appalto, ottenere informazioni preziose, stringere alleanze, ma anche gestire business nella sanità pubblica.

Nelle carte dell’inchiesta, condotta dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari e coordinata dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani, sono numerosi gli episodi nei quali Di Carlo sarebbe stato protagonista. Al centro di svariate relazioni, avrebbe elargito mazzette e deciso in prima persona l’aggiudicazione di appalti, non solo di sua diretta partecipazione ma anche delle ditte amiche.

E dagli atti delle indagini, spuntano anche altri progetti. Come quello di realizzare una centrale a biogas, assieme ad altri noti imprenditori pugliesi (che non risultano allo stato indagati). È il 16 dicembre 2019, quando Di Carlo, ignorando di essere sotto intercettazione, riceve una telefonata da un altro personaggio di rilievo nell’inchiesta, e cioè il funzionario della Regione Puglia, Michele Tamborra. È per incontrarsi, in Regione, prima di spostarsi nell’ufficio dell’altro imprenditore, Pino Settanni. L’appuntamento è con lui, con il sindaco di Apricena, l’ingegner Antonio Potenza (coinvolto nel 2019 in un’inchiesta della Procura foggiana per reati contro la pubblica amministrazione), e l’ingegner Paolo Coppolella.

Quest’ultimo, annotano gli investigatori nell’informativa alla Procura, “ha rapporti diretti con svariati funzionari della Regione Puglia e, come emerso dalle indagini, affianca Di Carlo nel contattare tali funzionari”. Il 16 dicembre sarà proprio Coppolella a inviare sul telefonino di Di Carlo l’elenco ufficiale (ma non ancora pubblico) dei 33 interventi ammessi a finanziamento dalla Regione Puglia.

L’intento della riunione, organizzata e promossa da Tamborra, era avviare ogni utile ricerca nella provincia di Foggia, e in particolare nella zona di Apricena, di un sito idoneo alla realizzazione di un impianto di compostaggio con produzione di biogas. “Trattasi – scrivono i finanzieri – di una rilevante iniziativa industriale che vede coinvolte diverse figure professionali e imprenditoriali di primo piano nel peculiare comparto”.

E citano, a tal proposito, un altro grosso nome: l’imprenditore Matteo Bianchi di Apricena (coinvolto nella stessa inchiesta del sindaco Potenza), già in rapporti economici con Settanni. “Di Carlo Antonio – spiegano gli inquirenti – opera costantemente su entrambi i fronti (Regione Puglia e varie stazioni appaltanti della provincia foggiana) secondo dinamiche opache”.

Pino Settanni, lo ricordiamo, era considerato “l’unico amico” di cui si poteva fidare Gianpaolo Tarantini (detto Gianpi), l’imprenditore barese che nel 2011 balzò agli onori delle cronache mondane, e poi giudiziarie, portando escort nelle residenze dell’allora premier Silvio Berlusconi. Tarantini ai magistrati che lo interrogavano così spiegava: «Io ho solo un amico di cui potermi fidare: Pino Settanni» che operava nel settore di rifiuti. Attraverso l’ex direttore de L’Avanti, Walter Lavitola, Gianpi cercò anche di procurare un contatto a Settanni per ottenere un appalto con l’ ENI. Nel lontano 2015, Settanni era stato anche molto amico di Michele Labellarte, l’imprenditore considerato il “cassiere” del clan Parisi. Otto anni dopo, nelle scorse settimane, Settanni si è aggiudicato all’asta i terreni del porto turistico di Polignano.

Ma i rapporti di Di Carlo sono variegati. Ci sono quelli con i politici, come il sindaco di Apricena, ma anche quelli di altri comuni del foggiano, come quello di Monteleone di Puglia: «Lì stavano quelli che a Monteleone il senatore gestiva, ti ricordi?», dice l’amico architetto Vincenzo Manzi. Gli risponde Di Carlo: «Là lo misi io, l’altra volta che … con Giannini … Campese. Dissi: fallo stare là per una prova, e se poi non si comporta lo togli… Una gara, una cosa ….».

Per la finanza, che lo mette nero su bianco nella parte dell’informativa che riguarda l’imprenditore, “emerge l’esistenza di una vera e propria cabina di regia, nella quale Di Carlo, attraverso contatti politici, riesce a collocare soggetti compiacenti in posti strategici, il tutto finalizzato all’ottenimento delle assegnazioni delle gare alle quali partecipa”.

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