La morte di Marcello Vinci in Cina: un amico ha informazioni

Le foto al Baiyun Temple, nel Sichuan in occasione dell’ultimo giorno dell’anno della tigre, poi a Canton, nel Guangdong. Marcello Vinci è morto un mese dopo, nella sua Shanghai dove si era trasferito cinque anni fa. Come sia morto, cosa sia accaduto all’inizio di marzo, non lo sa nemmeno sua madre, Angela Berni, che vive con il resto della famiglia a Martina Franca. Non lo sa e non si dà pace, da quando un’asettica telefonata le ha comunicato il decesso, senza fornire altre spiegazioni. Lei, dalla Puglia, sta facendo tutto il possibile per capire cosa sia accaduto a suo figlio e ha persino postato su Facebook un appello a chi lo abbia visto nelle giornate del 5 o 6 marzo: “A chiunque tra gli amici – ha scritto la donna nel post – ha avuto contatti con Marcello tra il 5 e il 6 marzo chiedo umilmente di fornirmi ogni minimo dettaglio, potrebbe essere di gran aiuto alle indagini”.

Unico a rispondere, quantomeno pubblicamente, venerdì scorso, è stato un amico, Jeff, che vive a Nanchino: “Alla sua famiglia, per favore contattatemi, sono un suo amico in Cina, gli è successo qualcosa, contattatemi per favore”. Pronta la mamma, che lo ha reindirizzato sulla posta privata.

Marcello, laureatosi in relazioni internazionali con una tesi sulla Cina che veste made in Italy, vi si era trasferito e lavorava come interprete e traduttore. Particolarmente amato, come testimoniano i numerosi messaggi sui social, che ne ricordano le grandi virtù, era originario di Fasano ma viveva, prima di trasferirsi in Cina, a Martina Franca con la famiglia.

“Marcello è stato mio alunno negli anni del liceo – scrive la sua insegnante Vincenza Fumarola – L’ho visto crescere nel tempo, tenace e ambizioso, ho visto il suo futuro prendere forma mentre mi ripeteva che secondo lui non aveva senso studiare la chimica perché lui aveva scelto il linguistico per studiare le lingue. Eppure la studiava, la chimica, e studiava anche la biologia. Perché voleva dei buoni voti e alla fine si era convinto che tutto quello che si studia serve e ha un senso”.

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