La mafia nei mercati cittadini baresi: la gestione sempre agli stessi

Il controllo dei mercati rionali, e in particolare di quello al quartiere Japigia, tramite la gestione dei box. È così, è anche così, che la criminalità mafiosa barese ricicla il denaro sporco, accumulato con il traffico di droga e le estorsioni. Nei giorni scorsi, i finanzieri del Gico del Comando provinciale di Bari, hanno acquisito la documentazione relativa alla gestione dei posti fissi all’interno delle aree mercatali cittadine, accertando una serie di coincidenze e circostanze sulle quali stanno indagando.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Fabio Buquicchio, ha acceso i fari in particolare su una società barese che avrebbe ottenuto la gestione di buona parte dei box. A maggio scorso, erano ben 151 quelli rimasti liberi in tutta la città e che l’amministrazione comunale aveva messo a bando perché fossero occupati. La ripartizione Sviluppo economico aveva riaperto le procedure per le assegnazioni nel mercato Santa Chiara di recente realizzazione a Japigia, Madonna del Carmelo in corso Mazzini, San Girolamo in strada San Girolamo, Sant’Antonio in piazza Balenzano, San Pio da Pietralcina in via Caldarola, Santa Scolastica in via G. Modugno, San Marcello in via Fortunato e Fiori e Ceri presso il cimitero di Bari, ingresso via Tommaso Fiore.

Secondo l’ipotesi degli investigatori, la società avrebbe poi ceduto a sua volta i box a esponenti dei clan baresi (del rione Japigia in particolare) che li avrebbero intestati a prestanome, come emerge anche dall’ultimo provvedimento di sequestro (del 5 settembre scorso) nei confronti di Gianni e Eugenio Palermiti, padre e figlio, esponenti di spicco del clan Parisi-Palermiti, attivo su Bari, condannati in via definitiva per associazione mafiosa e per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Nelle indagini che portarono al sequestro di un milione di euro, le dichiarazioni del superpentito Domenico Milella, concentratosi in particolare sul mercato coperto di Japigia: «La macelleria del mercato coperto, ce ne ha una, due, tre serrande. C’hanno sempre il prestanome, vicino a loro non mettono niente». L’ipotesi, confermata dalle esame della documentazione acquisita, è che grazie all’azienda che ne assume la gestione, la mafia abbia messo i tentacoli nell’economia pulita barese.

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