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La Lavit sotto “controllo” ma per la Procura non basta: «Infiltrazioni non occasionali»

Il controllo giudiziario per due anni per la Lavit Spa, non convince la Procura di Bari che, assieme all’Avvocatura dello Stato ha impugnato la decisione del tribunale sul destino dell’azienda specializzata nel lavaggio di materiale sanitario, con sede nella zona industriale (Asi) di Foggia, di proprietà dell’imprenditore Michele D’Alba (fino a qualche mese fa guidata…

Il controllo giudiziario per due anni per la Lavit Spa, non convince la Procura di Bari che, assieme all’Avvocatura dello Stato ha impugnato la decisione del tribunale sul destino dell’azienda specializzata nel lavaggio di materiale sanitario, con sede nella zona industriale (Asi) di Foggia, di proprietà dell’imprenditore Michele D’Alba (fino a qualche mese fa guidata da suo figlio Lorenzo).

Il fatto

Una settimana fa, il tribunale ha accettato la richiesta di controllo giudiziario, con la nomina di un amministratore giudiziario, che avrà il compito di gestire l’azienda, monitorare i bilanci e stilare una relazione finale al termine dei due anni di controllo. L’obiettivo, in sostanza, è quello di verificare che la Lavit operi nel rispetto delle leggi evitando infiltrazioni mafiose. Le stesse infiltrazioni che i giudici del tribunale hanno ritenuto “occasionali”, mentre per Procura e Avvocatura sono abituali.

Il precedente

Nel dicembre 2023 la società dei D’Alba, che opera nel settore della sanità, era stata destinataria di una interdittiva antimafia emessa dalla prefettura foggiana, che i giudici di Bari, dopo aver escluso l’insussistenza di indicatori tali da poter stabilire condizionamenti o infiltrazioni mafiose, avevano poi sospeso con il provvedimento. Che consentiva alla Lavit, tra l’altro, di iscriversi nella white list e partecipare alle procedure di gara, sempre però sotto la supervisione dell’amministratore giudiziario, l’avvocato del Foro di Roma, Rosamaria Zuccaro.

L’impugnazione

Con l’impugnazione, Procura e Avvocatura dello Stato, vogliono dimostrare che quell’interdittiva aveva un fondamento sostanziale e che le infiltrazioni mafiose all’interno dell’azienda non sono state occasionali, come stabilito dal tribunale ma, al contrario, sarebbero proseguite per più tempo, minando la salute economica della spa.

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