La denuncia di una mamma del Barese: «Mio figlio autistico sulla “sedia della vergogna”»

«Mio figlio autistico di 8 anni sulla sedia della vergogna in classe, da allora ha iniziato a farsi la pipì addosso». È la denuncia di una mamma raccolta dall’edizione di Bari de “la Repubblica”.

I fatti sono accaduti in una scuola primaria della provincia. La donna ha segnalato l’episodio e alla fine l’insegnante di sostegno è stata spostata per far tornare quella precedente che aveva costruito un rapporto solido con il bambino.

La chiamano «sedia camomilla» o «della riflessione», si legge sul quotidiano, ma per molti è solo «la sedia della vergogna».

La mamma del piccolo, Giulia, racconta al quotidiano che l’insegnante avrebbe «fatto sedere mio figlio di fronte ai compagni di classe, tra l’armadio e il muro, senza dover toccare nessuno. Senza motivo – prosegue la donna -, solo perché la nuova docente temeva che il bambino potesse far male a qualcuno».

Il figlio ha 8 anni e mezzo e soffre di disturbi dello spettro autistico di secondo livello. Il giornale scrive ancora che “i fatti risalgono a due anni fa quando l’insegnante di sostegno del primo anno è stata sostituita da un’altra. Una discontinuità che ha avuto un impatto negativo sull’alunno”. E la mamma evidenzia che «in una settimana è precipitato a livello psichiatrico. Ha iniziato a farsi la pipì addosso dopo essere stato sottoposto alla sedia della vergogna – ricorda ancora – viene anche chiamata sedia della riflessione, ma ha rappresentato soltanto un momento di mortificazione».

L’insegnante avrebbe applicato questo metodo per calmare il bambino «ma – secondo la mamma – non sapeva gestire la situazione. Mi ha chiamata affermando che dovevamo mandarlo in una struttura ad hoc».

Dopo la segnalazione del caso al corpo docente e alla presidenza, scrive il quotidiano, l’insegnante di sostegno è andata via ed è tornata la maestra del primo anno. «La maestra è andata via ammettendo che stava scaricando sul bambino la frustrazione di molti problemi legati al lavoro in classe», aggiunge la madre, che ogni anno lotta per mantenere la stessa insegnante del primo anno e perché puntualmente rischia di essere sostituita per lo scorrimento delle graduatorie per posti in deroga.

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