Condanne da 6 mesi a 1 anno e 6 mesi per 15 persone sono state chieste dalla Procura nel processo a 79 imputati accusati di aver “agevolato il conseguimento di titoli abilitativi alla guida di veicoli con metodi fraudolenti”.
Per gli altri 64, il reato è ormai prescritto. Per tutti è stata chiesta la confisca della patente.
La vicenda è quella degli esami truccati per ottenere la patente, emersa grazie ad una inchiesta della Polizia stradale e coordinata dalla pm (poi passata alla Direzione distrettuale antimafia) Luciana Silvestris. Le indagini consentirono di accertare come dietro pagamento di tre mila euro, fosse possibile accedere a sistemi di comunicazione telematici e audio, grazie ai quali i candidati trasmettevano le immagini della schermata relativa alle schede d’esame della motorizzazione e ricevevano poi le risposte esatte da contrassegnare.
Al vertice del presunto sodalizio a conduzione familiare ci sarebbe stato il pluripregiudicato barese Battista Lovreglio, 64enne affiliato al clan Parisi nonché cognato del capoclan Savino, aiutato da figli, fratelli e nipoti che avrebbero avuto il ruolo di staffette, vedette e supporto logistico ai candidati.
Questi ultimi, spesso segnalati da scuole guida compiacenti, venivano addestrati e muniti delle apparecchiature nascoste sotto gli abiti, all’interno di un centro sportivo della provincia, dove venivano messe a punto anche vere e proprie simulazioni. Il giro d’affari complessivamente stimato nei due anni di indagini, 2014 e 2015, è di circa 250mila euro.
Ieri, quindi, l’udienza del processo, nel quale l’accusa è stata sostenuta dalla pm Silvia Curione. Oltre ai 79 che hanno scelto il rito ordinario, gli altri 10, la famiglia Lovreglio, hanno patteggiato condanne comprese fra i 4 mesi a 2 anni di reclusione, nel frattempo di ventate definitive.
La richiesta della pm sarà discussa nelle prossime udienze, già fissate del 10 e 31 marzo. La sentenza invece è attesa per il 7 aprile.