Negli ultimi giorni è salito agli onori delle cronache il caso di Amina, ragazza 18enne di Lequile arrestata nei mesi scorsi in Kazakistan, dove si trova in carcere con l’accusa di traffico internazionale di droga e, secondo i suoi familiari e il suo avvocato, sarebbe stata vittima di soprusi da parte di alcuni poliziotti.
Del caso si sta occupando anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, attraverso la Farnesina. Non si tratta, però, dell’unico caso di cittadini italiani bloccati in Kazakistan. L’associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse, ha scritto a Tajani chiedendo un suo intervento in favore del piccolo Adelio Bocci, nato da padre brindisino e da madre tagika che lo ha portato di nascosto nel suo paese nel 2015 e del quale la famiglia italiana non riesce ad avere più notizie.
«Vogliamo ribadire – sottolinea la lettera – che Adelio è cittadino italiano, perchè sono in nostro possesso il certificato di residenza, il passaporto italiano e il documento firmato di pugno dalla mamma e del padre per l’iscrizione all’Aire del piccolo Adelio, sin dalla sua nascita, atteso che, all’epoca della nascita del bambino la coppia viveva in Kazakistan per motivi di lavoro del signor Bocci. Una domanda è d’obbligo se il bambino è italiano perché in Italia non si riconoscono i diritti del piccolo?».
L’associazione Penelope evidenzia che «sono pubbliche le foto di Adelio che presenta segni di percosse e pugni, e mostra nei video atteggiamenti di paura e sottomissione che abbiamo fatto refertare e analizzare dai nostri professionisti».
Finora, prosegue l’associazione, «le risposte pervenute dagli Uffici del suo Ministero e dall’ambasciata italiana in Kazakistan sono limitate all’invito al signor Bocci di recarsi in Kazakistan per incontrare suo figlio, così come le stesse Autorità Centrali, anziché rispondere all’Autorità Centrale di Giustizia si rendono disponibili a far vedere il piccolo solo se il signor Bocci si reca sul posto».
Penelope fa riferimento al caso di Amina Milo: «È di questi ultimi giorni la notizia della cittadina kazaka, naturalizzata italiana, sequestrata in circostanze poco chiare, maltrattata e tradotta in quelle carceri, per cui la madre ha interessato tutti» i media nazionali, scrive l’associazione confidando che «le trattative, a questo punto riguardino anche il piccolo Adelio, cittadino italiano, maltrattato e privato dalle autorità italiane e kazake dei suoi diritti di bambino da ben 8 anni. È ovvio che se il signor Bocci dovesse recarsi in Kazakistan, non sarebbe al sicuro, visto che è diventato un personaggio scomodo».