Un avvocato, Fernando Nicola Molinari, e un geometra, Vito Rocco Molinari, sono finiti agli arresti domiciliari – con le accuse il primo di interesse privato del curatore negli atti del fallimento e l’altro di falsa perizia – nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza sulle procedure seguite per il fallimento di una società di lavori generali e costruzioni di edifici e di ingegneria civile.
Il gip ha stabilito anche il divieto di dimora a Potenza di altre due avvocate, una collaboratrice dello studio di Molinari all’epoca dei fatti e «designata quale professionista delegata», l’altra collaboratrice attuale dello stesso studio e «aggiudicataria per sé o per persona da nominare degli immobili oggetto dell’indagine».
Si tratta di tre appartamenti situati in un’importante via di Potenza che, in virtù di una perizia del geometra ora ai domiciliari, dovevano considerarsi «come locali di sgombero e non come abitazioni di tipo civile». Ciò determinò un abbattimento del loro prezzo e la loro vendita ad un prezzo «tra i 40 e i 50 mila euro l’uno, inferiore rispetto a quanto erano stati valutati, oltre 170 mila euro l’uno», da un altro perito. Secondo il perito ora ai domiciliari, gli appartamenti presentavano «difformità edilizie non sanabili», mentre secondo il precedente perito le stesse irregolarità erano invece «sanabili».
I tre appartamenti, che sono stati sequestrati dalla Polizia, andarono – attraverso una procedura nella quale furono coinvolte le due avvocate – alla moglie separata dell’avvocato Molinari e ai suoi due figli.
Secondo la Procura, nella procedura fallimentare «vi è stato il coinvolgimento di più soggetti, legati da vincoli di parentela o di colleganza-dipendenza professionale all’avvocato Molinari», che quindi – «a livello di gravità indiziaria» – è apparso come «dominus» della procedura fallimentare «in funzione del perseguimento di interessi privatistici, riconducibili alla sua sfera familiare».