Infiltrazioni e stanze inagibili: nella sede dei giudici di pace di Bari il tempo si è fermato al 1995

Può capitare che piova durante un’udienza, o che mentre il giudice interroga le parti, parta in sottofondo una canzone neomelodica. O ancora che l’archivio cartaceo, al piano interrato prenda fuoco per il “gioco” di ragazzini annoiati. Sempre un’incognita, invece, l’attraversamento dell’androne, frequentato di notte anche per bisogni fisiologici.

Insicura e non dignitosa, per chi ci lavora e chi confida di risolvervi i problemi della quotidianità, si apre ora nuova emergenza, quella della sede dei giudici di pace, in viale Europa al quartiere San Paolo, realizzata all’interno di un condominio e dunque accessibile a chiunque a tutte le ore. Appena spenti gli echi delle discussioni sulla cittadella della giustizia, sulle due torri di via Dioguardi con il trasferimento degli uffici giudiziari, ci si prepara a una nuova battaglia.

«Va fatta una battaglia di civiltà – annuncia il presidente della Corte d’appello, Franco Cassano – che soffre una situazione di degrado inaccettabile». Infiltrazioni di acqua piovana, sporcizia e poca sicurezza per un immobile che quotidianamente ospita un’utenza elevatissima: oltre 120 fra magistrati e personale amministrativo, e un folto pubblico di utenza, proveniente da Bari e alcuni centri della provincia (tra gli altri, Modugno, Bitonto, Acquaviva delle fonti). «Scontiamo un peccato originale – spiega il presidente del tribunale, Alfonso Orazio Pappalardo – e cioè il fattto di essere all’interno di un condominio, in un quartiere problematico dal punto di vista della sicurezza, mai manotenuto, che ospita l’utenza prima afferente agli uffici periferici, soppressi».

Un contenzioso aperto tra ditta proprietaria, ministero e Comune di Bari per la manutenzione ordinaria e straordinaria, “frena” l’intervento sulle numerose falle strutturali createsi negli anni, considerando che gli uffici ci si sono trasferiti a metà degli anni Novanta: «Uno sfascio – commenta Pappalardo – con un canone annuo cospicuo. Negli anni ci avremmo potuto acquistare un paio di edifici». Esattamente un anno fa crollarono alcuni calcinacci sulla scrivania di un funzionario, che fortunatamente in quel momento non era al suo posto. «Quella stanza e altre, da allora – rivela Massimo Minerva, presidente dell’associazione nazionale Giudici di pace, distretto di Bari – sono rimaste chiuse perché inagibili, e il personale dirottato in altre». Per non parlare dell’impianto di climatizzazione, vetusto e inadeguato: «D’inverno stiamo con i giacconi – prosegue Minerva – d’estate ci portiamo i ventilatori. L’arredamento? Risale al 1995, speriamo sempre che le sedie reggano. È affidato tutto alla buona volontà di giudici cancellieri».

Il problema, però, è anche di sicurezza, vista la collocazione in un quartiere “sensibile” da quel punto di vista: il 24 marzo 2018 un incendio divampò nei locali sotterranei, dove oltre all’archivio c’erano anche le schede elettorali delle consultazioni politiche e amministrative, che andarono distrutte. Le indagini accertarono che il portone di ingresso allo stabile era aperto e poteva essere stato forzato, mentre le telecamere nell’edificio non funzionavano.

«Abbiamo nuove porte antincendio – dice il presidente della Corte d’appello, Cassano – ma i ragazzini continuano a lanciare oggetti dalla grata a livello strada. E ogni giorno ricevo segnalazioni relative alla situazione di degrado e pericolo per la salute, nella quale lavorano gli operatori. Ho scritto al ministero, che ad oggi è pienamente consapevole della situazione e condivide l’intenzione di risolverla al più presto».

È stata fatta un’indagine di mercato e non sono molti gli immobili adatti ad ospitare i giudici di pace, un’ipotesi potrebbe essere l’utilizzo degli uffici di Modugno, dove si trovava la sezione distaccata del tribunale, prima della soppressione. Per utilizzarli però occorre una modifica alla norma che impone di svolgere, all’interno, solo attività amministrative e non giudiziarie. Si sta lavorando ad un accordo tra ministero e Regione Puglia, se ne parlerà lunedì prossimo, durante la prossima conferenza permanente, al cui tavolo siedono tutte le parti in causa.

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