Dopo l’aggressione ai medici del policlinico Riuniti di Foggia, avvenuta ieri, «c’è un’indagine della magistratura, quindi bisogna mantenere il riserbo necessario». È quanto riferisce il direttore generale dell’ospedale Giuseppe Pasqualone che oggi, in prefettura, ha partecipato al vertice con il sottosegretario Marcello Gemmato a un vertice.
Nell’esprimere vicinanza alla famiglia della 23enne di Cerignola, morta al “Riuniti”, e ai sanitari che sono stati picchiati dai parenti della ragazza, Pasqualone sottolinea che «non si giustificano questi episodi di cui sono vittime ormai da diverso tempo in tutta Italia. È un fenomeno che va non solo stigmatizzato in maniera assoluta ma in qualche modo anche risolto».
Aggredito anche uno studente
Il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Foggia, intano, comunica l’intenzione di costituirsi parte civile “nel giudizio che vedrà imputati coloro che hanno aggredito medici, specializzandi e addirittura uno studente del policlinico “Riuniti” di Foggia, sfondando le porte della sala operatoria alla fine di un intervento chirurgico”.
L’episodio risale a mercoledì sera. Ad agire sarebbero stati i familiari di una ragazza 23enne di Cerignola morta durante un intervento chirurgico. Una cinquantina le persone che sarebbero riuscite a superare l’ingresso della struttura e una ventina, stando ad indiscrezioni, quelle che sarebbero entrate in contatto con il personale sanitario della chirurgia toracica.
«Si tratta di una vicenda incommentabile, rispetto alla quale – osserva Gaetano Serviddio, direttore del Dipartimento e delegato per la Sanità di UniFg – il mio dovere è esclusivamente quello di condannare, a tutela tanto del personale medico, quanto per evidenziare che gli operatori sanitari lavorano nel rispetto e per il rispetto della sanità intesa come patrimonio e bene comune. La comunità di Cerignola non merita di essere associata a questa barbarie».
Se è «comprensibile – aggiunge – che la morte di una paziente sia una circostanza dolorosa che talvolta può provocare reazioni fuori registro, non è assolutamente ammissibile trasformare il personale sanitario in colpevoli ai quali infliggere una lezione esemplare. La violenza del gesto va oltre ogni possibile lettura e interpretazione, perché la morte di una paziente – conclude – non può rappresentare l’occasione per brutalizzare il lavoro di cura e di assistenza, che deve essere sempre tutelato e protetto».
Un’ora di astensione dal lavoro dopo le aggressioni
Solidarietà ai medici aggrediti arriva da Fimmg Puglia che annuncia «un’ora di interruzione di ogni attività sanitaria di tutti gli ambulatori, i servizi e i reparti, per far capire a tutti, ai cittadini come alle istituzioni, cosa potrebbe succedere se i medici e tutto il personale sanitario dovessero definitivamente stancarsi di essere un bersaglio inerme e decidessero di abbandonare la sanità». Lo afferma Antonio De Maria, segretario Fimmg Puglia.
Solidarietà viene espressa anche da Nicola Calabrese, segretario Fimmg Bari, che aggiunge: «Parteciperemo a tutte le iniziative che gli Ordini dei medici e i sindacati organizzeranno. Tutti i colleghi devono sapere che non sono soli, che medici di famiglia, ospedalieri, ambulatoriali, medici del pronto soccorso, della continuità assistenziale, di ogni settore della medicina sono uniti per ottenere condizioni che tutelino la loro sicurezza oltre che la loro dignità sul lavoro».