«Cosimo Morleo aveva un interesse molto forte. Chi, invece, non aveva interesse, in questo processo ha le mani sporche di sangue». Così il pubblico ministero della Dda di Lecce, Milto De Nozza, in un un passaggio della requisitoria davanti alla Corte d’Assise di Brindisi, sugli omicidi degli imprenditori brindisini, Salvatore Cairo e Sergio Spada, entrambi attivi nel settore del commercio delle pentole e degli articoli per la casa, uccisi 24 anni fa.
Il pm ha chiesto di «condannare gli imputati all’ergastolo».
A processo ci sono i fratelli brindisini Cosimo ed Enrico Morleo, in carcere dal 3 marzo 2022, quando gli agenti della Mobile diedero esecuzione al decreto di fermo. Cosimo Morleo è accusato di essere stato il mandante, mentre Enrico l’esecutore materiale. Contestate le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso.
Secondo l’accusa, Spada e Cairo sarebbero stati uccisi perché diventati scomodi per le attività di cui avrebbe voluto occuparsi Cosimo Morleo. Spada venne freddato con un colpo di pistola alla nuca: il cadavere venne trovato l’11 novembre 2001, nella sua auto, in una piazzola di sosta, ora in disuso, lungo la superstrada per Lecce. Cairo scomparve il 6 maggio 2000, bruciato e fatto a pezzi. I resti sono stati trovati il 20 dicembre scorso, in un pozzo alla periferia di Brindisi, in una zona di campagna, su indicazione di Enrico Morleo.
L’imputato ha ammesso di aver usato una motosega, di aver bruciato i resti e di averli gettati in quel pozzo.
Sul conto dei due imputati, pesano una serie di intercettazioni, le dichiarazioni di testimoni e del fratello Massimiliano Morleo, collaboratore di giustizia. I verbali hanno permesso la riapertura delle indagini e il riascolto di persone che furono sentiti all’epoca.