La Cgil Puglia attende di conoscere le motivazioni della sentenza che ha portato all’assoluzione dell’imprenditore agricolo Luigi Terrone dal reato di omicidio colposo in relazione alla morta di Paola Clemente, bracciante di 49 anni deceduta il 13 luglio 2015 mentre era al lavoro nelle campagne di Andria.
Terrone è stato assolto dal Tribunale di Trani con formula piena, “perché il fatto non sussiste”. Assoluzione perché, commenta il segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, «sarebbe mancata nel corso del processo la prova della colpevolezza del soggetto». La Flai Cgil, ricorda Gagliardi, era assente in questo processo ma «ci siamo costituiti parte civile in quello che vede imputate, sempre a Trani, 6 persone accusate di intermediazione illecita e sfruttamento sempre nell’ambito del procedimento legato alla morta di Paola Clemente, con prossima udienza fissata per il prossimo 8 maggio». Un processo che «inizialmente ha avuto un cammino lento mentre adesso sta procedendo speditamente. La speranza è che si faccia di tutto per evitare la beffa della prescrizione e che si possa fare chiarezza su quanto avvenuto in questa vicenda, sempre nell’ottica della tutela di tutti i lavoratori».
Per il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, «la recente sentenza ovviamente non cancella la gravità di un fenomeno che sono le azioni investigative di magistratura e forze dell’ordine a far emergere periodicamente, con casi accertati davvero al limite della schiavitù. Merito va alla legge 199 contro il lavoro nero e il caporalato, che ha offerto strumenti importanti di contrasto a queste forme di insopportabili di violazione della dignità di lavoratori e lavoratrici. Una legge non a caso da sempre sotto attacco da parte di forze politiche di destra e imprenditori che si vedono colpiti duramente nel patrimonio se colpevoli del reato di caporalato. Il caso di Paola Clemente ha portato all’istituzione di quella legge e come Cgil siamo stati fin dal primo giorno vicini alla sua famiglia, e continueremo a farlo fino a quando non sarà accertata la verità e perché episodi così drammatici non debbano mai più verificarsi».
Dalla Cgil Puglia ricordano, infatti, come «il caporalato e lo sfruttamento del lavoro» siano «in ogni caso un fenomeno diffuso non solo nel settore agricolo e che se c’è un intermediario che lucra sulla fatica di tante persone, stranieri e non, è perché ci sono imprenditori senza scrupoli che provano a massimizzare profitti comprimendo diritti e salari rivolgendosi attingendo manodopera da circuiti irregolari».