Illeciti nella gestione degli sportelli antiracket nel Salento: 15 anni alla ex presidente

Dieci condanne e nove assoluzioni. Emessa, dopo nove ore di camera di consiglio, la sentenza sui presunti illeciti nella gestione degli sportelli antiracket di Lecce, Brindisi e Taranto che sarebbero risultati di fatto non operativi e costituiti all’unico fine di frodare i finanziamenti pubblici mediante la fittizia rendicontazione di spese per il personale impiegato o l’emissione di fatture per operazioni inesistenti relative all’acquisto di beni e servizi.

L’associazione avrebbe emesso false buste paga o fatturazioni per prestazioni professionali mai avvenute. L’inchiesta sfociò il 12 maggio del 2017 in un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giovanni Galli nei confronti di Maria Antonietta Gualtieri, la presidente 62enne dello sportello, la sua collaboratrice, Serena Politi, 40enne di Carmiano, Giuseppe Naccarelli, 48enne di Veglie e impiegato presso l’Ufficio ragioneria di Palazzo Carafa e Pasquale “Lillino” Gorgoni, 62enne leccese dipendente dell’Ufficio patrimonio, accusati a vario titolo di reati contro il patrimonio, la pubblica amministrazione, la fede pubblica, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, peculato, violazioni delle disposizioni finanziarie.

Sette, invece, le misure interdittive emesse nei confronti di altrettanti professionisti, imprenditori e anche un politico, in particolare Attilio Monosi, al tempo assessore al Bilancio del Comune di Lecce, accusato – in concorso con altri – di peculato e falso, in merito alla spesa sostenuta per opere di ristrutturazione, presso lo sportello di Lecce, con fondi comunali anziché con quelli erogati dall’apposito ufficio, e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsi.

La giudice Cinzia Vergine ha riconosciuto la piena responsabilità per l’ex presidente Gualtieri, condannata a 15 anni di reclusione, ritenuta al vertice dell’associazione per delinquere.

Il pm Massimiliano Carducci aveva invocato una pena di 18 anni. Il reato associativo è stato attribuito anche a Giuseppe Naccarelli, condannato a 8 anni e tre mesi di reclusione, e a Pasquale Gorgoni, condannato a 8 anni e mezzo. Accolte, invece, le argomentazioni dei legali difensori di Monosi, gli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella. Il politico leccese, che ha sempre respinto ogni accusa, dichiarando di essere finito nelle indagini per errore, è stato assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto”. Il capo accusatorio, in fase processuale, è cambiato per Marco Fasiello, 46enne leccese, figlio della Gualtieri, ritenuto procacciatore di figure professionali fittizie e indicato lui stesso come tale nello sportello di Taranto, condannato a due anni e un mese. Un anno e un mese per Francesco Lala, 44enne di Leverano. Tre anni e 9 mesi per Giuseppe Saracino, 70enne di Otranto, un anno e 7 mesi per Paolo Rollo, 66 anni di Lecce, un anno e un mese per Biagio Solazzo, 60 anni di Lecce, un anno e 7 mesi per Maurizio Vetere, 64enne di Nardò, 3 anni a Giovanni De Matteis, 54enne di Gallipoli.

Mentre per altre otto persone è stato disposto il non luogo a procedere. Disposto il riconoscimento del danno in separata sede alle parti civili, tra cui: Ministero dell’Interno, Comune di Lecce, Antiracket tars e Antiracket Lecce.

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