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Il sistema dopo Lerario: illegalità inarrestabile. La gip: «Pubbliche funzioni a vantaggio personale»

«Un continuum inarrestabile di illegalità» che non si è fermata con l’arresto di Mario Antonio Lerario, l’ex dirigente della Protezione civile finito in carcere (e poi ai domiciliari) il 23 dicembre 2021. «Attività illecite recentissime», secondo la gip Anna Perrelli, quelle portate avanti dal funzionario regionale Antonio Mercurio, dallo stesso Lerario e da Antonio Illuzzi,…

«Un continuum inarrestabile di illegalità» che non si è fermata con l’arresto di Mario Antonio Lerario, l’ex dirigente della Protezione civile finito in carcere (e poi ai domiciliari) il 23 dicembre 2021. «Attività illecite recentissime», secondo la gip Anna Perrelli, quelle portate avanti dal funzionario regionale Antonio Mercurio, dallo stesso Lerario e da Antonio Illuzzi, uno degli imprenditori del “cerchio magico” di Lerario. E, se Lerario è detenuto ormai da oltre 13 mesi, Mercurio e Illuzzi per la gip sono socialmente pericolosi, in particolare per la possibilità che possa reiterare i reati, gestendo appalti pubblici come se fosse cosa propria, come sembrerebbe emergere dalle indagini.

È una storia conosciuta, un film già visto, la tela di interessi privati raccontata nell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari che ieri mattina è stata notificata a Mercurio (lo stesso già indagato in altri importanti appalti della Protezione civile regionale, l’ospedale Covid in primis) e a Illuzzi, già sottoposto a perquisizione a dicembre 2021, il giorno dopo l’arresto di Lerario (il 24 dicembre 2021), assieme ad altri “colleghi”.

È una storia di appalti concessi con criteri esclusivi, con il sistema del frazionamento per arrivare sottosoglia (150 mila euro) e procedere con l’affidamento diretto, di fatture ritoccate, di costi lievitati e iva appositamente sbagliata. Di spese folli ai danni della Regione, dei pugliesi tutti. Di tangenti, anche in questo caso, «del sistematico ricorso all’abuso del diritto, del mercimonio delle pubbliche funzioni piegate a vantaggio personale e privato – scrive ancora la gip – di una grande professionalità nel pianificare, organizzare e gestire, a diversi livelli il protocollo antigiuridico».

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Bari e coordinate dal procuratore capo Roberto Rossi e dal suo aggiunto, Alessio Coccioli, hanno seguito il metodo consolidato delle intercettazioni, telefoniche e ambientali, ma anche lo studio delle mail e delle migliaia di carte, che costituiscono il “mondo Lerario”. Anche per lui la Procura aveva chiesto l’arresto, ma la gip ha ritenuto non ve ne fosse bisogno, visto che è tuttora ai domiciliari e non ci sono esigenze cautelari (come la reiterazione del reato o l’inquinamento delle prove).

Secondo le indagini, allora, Illuzzi avrebbe pagato una tangente da 35 mila euro, suddivisa in due tranche da 25 prima e da 10 mila euro dopo, per ottenere nove appalti con atti firmati da Lerario e da Mercurio, negli anni 2019, 2020 e 2021 per un importo complessivo di oltre 2 milioni 283mila euro. Ma non solo: l’incrocio delle carte fatto dai finanzieri tra le offerte alla base degli appalti e le relative liquidazioni fatte dalla Regione, avrebbe fatto emergere pagamenti di somme superiore a quelle oggetto di aggiudicazione per oltre 45mila euro senza alcuna giustificazione negli atti. In alcuni casi il metodo sarebbe stato quello di sovrastimare la percentuale di Iva (22% rispetto poi a quella indicata in fattura del 10%) per poi aumentare in fattura l’imponibile e pareggiare i conti. E il gioco è fatto.

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