Il prezzo della corruzione nelle carte dell’inchiesta sugli affari di Gallipoli: «Fammi quel servizio stasera»

Regali, cene pagate, pesce fresco, giornate di relax. Sono il “prezzo” pagato ad alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine infedeli, indagati per aver abusato della divisa, agevolando gli interessi di alcuni imprenditori finiti ai domiciliari.

È il caso di Alfonso Capraro, sovrintendente della polizia di Stato, in servizio presso il commissariato di Taurisano, che avrebbe tentato di esaudire le richieste di Emanuele Piccinno, 45 anni, di Gallipoli, già assessore al Turismo nella prima giunta Minerva, e imprenditore impegnato nel settore di giochi, scommesse e della ristorazione.

A Miggiano, circa dieci anni fa, Piccino partecipò ad un bando del Comune ottenendo la gestione del bar-ristorante con centro scommesse sportive, con sede in Piazza Giovanni Paolo II, denominato all’epoca dei fatti Media Point. Nell’ambito di «rapporti tanto assidui quanto confidenziali», Piccinno avrebbe chiesto a Capraro di scoprire quale organo di polizia avesse confezionato l’informativa antimafia spiccata in un provvedimento prefettizio a suo carico.

Non solo. Il 23 maggio del 2020 Piccinno avrebbe chiesto espressamente al poliziotto di eseguire un controllo sulle norme anti-covid all’epoca vigenti presso un altro esercizio commerciale di Miggiano, suo concorrente, confidando in un provvedimento di chiusura. E così qualche ora più tardi Capraro avrebbe informato Piccino, quasi fosse il suo superiore gerarchico, che quella sera sarebbe passato dal bar. Al telefono Piccinno avrebbe detto: «…vedi, vedi stasera […] Era bonu ci lu chiudimu… almeno lavoriamo di più la mattina». Dall’altra parte della cornetta Capraro avrebbe risposto: «Vabbò…stasera me lo faccio un salto anche lì». In cambio Piccinno avrebbe garantito al poliziotto la disponibilità di un appartamento presso il residence di Gallipoli di Cesario Faiulo, l’altro imprenditore finito ai domiciliari nella stessa inchiesta. «Fammi quel servizio stasera sai!?..Vedi!…Uccidili!…», avrebbe ancora chiesto Piccinno, ricevendo le rassicurazioni di Capraro. Effettivamente in serata il controllo venne eseguito nel bar indicato, senza però avviare alcun provvedimento sanzionatorio poiché non veniva riscontrata alcuna violazione. «Alfò se vai tra mezz’ora trovi cinquanta/sessanta ragazzi».

I due poliziotti, uscendo dal locale, riferirono al titolare del bar che sarebbero passati verso le 23 e che lo avrebbero fatto chiudere se avessero trovato qualcosa che non andava. Ma quella sera non tornarono più. Una pattuglia passò il sabato successivo, come aveva richiesto Piccinno, ma non si fermò e quindi non è dato sapere se è stato un passaggio richiesto o una casualità.

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