Due auto sono state rubate a Foggia, vicino al Sacro Cuore, la parrocchia cittadina nella quale don Antonio Carbone s’impegna quotidianamente, anche gestendo una casa famiglia, a favore della comunità di fedeli e soprattutto delle categorie più colpite dal disagio. Qualche sera prima, un’altra auto era stata incendiata, nelle vicinanze.
Una situazione di degrado contro la quale don Antonio, salesiano, si batte, organizzando iniziative per favorire la crescita culturale e sociale della comunità parrocchiale.
Colpisce il primo furto sia avvenuto nel cortile dell’oratorio, intorno alle 21.30, proprio al termine del convegno in cui si presentavano i risultati del progetto di antimafia sociale “Fabrica”, che ha realizzato attività artistiche e di formazione civica rivolte a 30 minori a rischio di devianza. L’auto era di proprietà di un giovane che partecipava ad un torneo di calcio della parrocchia. Dopo un’ora, un’educatrice della casa famiglia che aveva appena finito di lavorare, è uscita e non ha trovato più la sua auto.
Profonda l’amarezza espressa pubblicamente da don Antonio, che ha dovuto faticare molto per ridare motivazioni ai due giovani e agli altri volontari. «Battere la criminalità oggi vuol dire poter investire sui giovani. Rialzati, Foggia, non rassegnarti!», è stato il suo appello.
Grande solidarietà è stata espressa al parroco da tanti foggiani sul suo profilo Facebook, ma anche da Giuseppe Mainiero, esponente politico cittadino che lo ha esortato a non scoraggiarsi e a proseguire la sua insostituibile opera sociale, invitando i concittadini ad «uno scatto di reni culturale», ma anche le istituzioni del capoluogo a un maggiore controllo per tutelare questi «pilastri di inclusione e legalità». La risposta di solidarietà non è tardata ad arrivare. C’erano quasi tutti i rappresentanti delle istituzioni nella chiesa del Sacro Cuore a Foggia per far segnare la presenza simbolica dello Stato e degli enti che governano il territorio nell’attivo contrasto contro il dilagare delle attività criminali nel Foggiano. L’occasione è stata la partita amichevole di calcio intitolata “Diritti in gioco”, evento in memoria di Francesco Marcone.