Dalla minaccia di Salvatore Buscemi «ti strappo i denti, ti lascio a terra morto», a quella di sua zia Chiara Stramaglia, «sei tu che devi portare i soldi… o vuoi mazzate? O vuoi che ti mando le persone a casa tua?».
Da uno stato di terrore a un altro, l’unica via d’uscita per un imprenditore edile di Valenzano è stata la denuncia, che al termine di indagini condotte dalla guardia di finanza, gli ha finalmente restituito la libertà. È iniziato nel 2020 il calvario per l’uomo, che dopo aver avuto un prestito usuraio da Buscemi (arrestato ad ottobre 2022 per associazione mafiosa, estorsione, usura, ricettazione, autoriciclaggio e detenzione di armi, nonché per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio nell’ambito della maxinchiesta sul voto di scambio politico-mafioso nei comuni di Valenzano e Bari), ha chiesto l’aiuto di altri componenti della famiglia Stramaglia, per “ottenere un po’ di liquidità”. Secondo le indagini dei finanzieri, coordinati dalla Procura di Bari, l’uomo avrebbe avuto 25mila euro da Chiara Stramaglia, 67enne sorella del boss defunto di Valenzano, Michelangelo, e da suo figlio Francesco Giangregorio, di 30 anni. Il tasso di interesse applicato e versato in anticipo era del 5 per cento al mese.
Ma le difficoltà lavorative e la continua pressione hanno indotto l’imprenditore a chiedere l’aiuto degli inquirenti, che nella giornata di ieri hanno arrestato (ai domiciliari) i due: la donna (assistita dall’avvocato Gaspare Sanseverino) è accusata di usura ed estorsione, suo figlio (difeso dall’avvocato Antonio La Scala) di usura. «Significativa è l’escalation di minacce subite dalla vittima – scrive la gip Ilaria Casu nella misura cautelare – paventando da ultimo il ricorso a terzi soggetti di maggior calibro criminale, disponibili a fargli del male per consentire agli indagati di riscuotere gli interessi usurai».